Peter Wild, l’inglese che si è innamorato di Patocco e del Friuli
PATOCCO. Un colpo di fulmine, una folgorazione. Un innamoramento che si è trasformato in amore vero: l’idillio tra Peter Wild, inglese di 52 anni, e Patocco dura infatti da oltre 30 anni.
Sabato scorso, quando il sindaco di Chiusaforte, gli uomini del Corpo forestale, della Protezione civile e dei Vigili del fuoco sono piombati nella frazioncina, accoccolata a 770 metri di altezza, per convincere le persone a lasciare le case visto che ormai l’incendio lambiva l’abitato, Peter aveva deciso di rimanere. Era sceso lungo il sentiero che da casa sua porta alla strada, era risalito sul colle che ospita la chiesa e da lì si era trasformato in una sorta di sentinella.
E ha deciso di trascorrere la notte all’addiaccio scrutando quelle lingue di fuoco che, come lumini, danzavano poco distante dalla case. Il paesello era stato messo in sicurezza con il cosiddetto contro-fuoco pilotato, ma le precauzioni erano d’obbligo.
Sarebbe dovuto ripartite in questo giorni per la Thailandia, dove si è trasferito per lavoro. Ma ha deciso di rinviare. «Non mi muovo da qui – afferma in un ottimo italiano – finché non sarò certo che questo borgo e la mia casa non correranno alcun pericolo». Vive da solo, a Patocco. Sono tutti villeggianti. La maggior parte sono ex residenti del paesino che negli anni ’60 arrivò a contare 150 abitanti e che adesso si accontenta di qualche manciata di villeggianti estivi.
In Friuli Peter c’era arrivato per lo sci. Per diversi inverni aveva trascorso le vacanze invernali a Sella Nevea. Ed è lì che negli anni ’80 aveva conosciuto una persona che una sera lo aveva condotto da amici, a Patocco. Nel ’97 aveva acquistato la casetta dove fa ritorno tutte le estati e ogni volta che riesce a “scappare” dalla Thailandia («Sono un informatico e dunque molti lavori riesco a farli da quassù con il computer»). Contigua alla sua c’è l’abitazione di Pedro, praghese fuggito in Inghilterra durante la rivolta del 1968 contro i sovietici. Pedro, che ieri era introvabile, era arrivato in Friuli nel 1976, come volontario per il terremoto. Pure lui era arrivato una sera per caso a Potocco. E anche per lui era stato un colpo di fulmine.
Qualcuno gli offrì le chiavi di quella che molti anni dopo, pare per usucapione è diventata la sua casa. E anche Pedro, sabato sera non ha voluto andarsene.
Gastone Silvestro ed Anna Esposito sabato sera hanno dormito in albergo. Il giorno dopo erano di nuovo a Patocco. «Veniamo qui ogni estate dal 1968. Mia madre – racconta Gastone – è nata qui e ha conosciuto mio papà a Napoli, lei era arrivata a Napoli per lavoro. Sabato è stata una giornata terribile; abbiamo temuto che di colpo s’infrangesse uno dei sogni della nostrta vita».
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