Petizione in via Di Giusto: ridateci un supermercato
UDINE. Senza supermercato da quasi un anno. Siamo nel quartiere di via Riccardo Di Giusto, dove nel raggio di un chilometro manca un negozio di alimentari. Gli esercenti hanno così deciso di lanciare una petizione perché qualche investitore o una cordata di imprenditori si facciano avanti.
«Questa era diventata una bella piazza - dicono - e ora rischia di ritornare a essere un dormitorio». Un migliaio le firme raccolte in meno di quindici giorni.
Sembra assurdo come, in un periodo in cui tre catene di alimentari hanno aperto in un unico viale a Udine sud, vi sia un intero quartiere di quasi settemila abitanti che si lamenta per la mancanza di questo servizio. Eppure è così, da quando la catena Despar ha deciso di abbassare le serrande in viale Forze Armate per trasferirsi 600 metri più distante, verso San Gottardo.
Troppi per chi, abitando ad esempio vicino alla parrocchia del Gesù Buon Pastore, è ora costretto a percorrere più di un chilometro per trovare un negozio di alimentari.
E a essere penalizzati sono gli anziani, ovvero la maggioranza dei residenti, che ogni mattina erano abituati a rifornirsi di pane e latte e di quanto è necessario per la sola giornata. «Non posso camminare così tanto - dice Marisa sconsolata - mi tocca pagare qualcuno per fare la spesa».
La chiusura del supermercato ha causato anche un danno agli esercenti del centro polifunzionale di viale delle Forze Armate, che hanno fatto partire la petizione. Oltre alla posta, c’è una banca, una parrucchiera, un’edicola, un bar e una farmacia.
Qui gli affari si sono in alcuni casi dimezzati, come dice Paul Perry di Tecnoservice, ditta che ripara televisioni e stereo. «Da quando il supermercato non c’è più manca l’afflusso di gente». Alberto Da Re invece è il farmacista del quartiere: «Si è creato un disservizio - dice - per le persone che non possono muoversi in maniera autonoma. Chi abita nella parte ovest del quartiere è tagliato fuori dai servizi e il pericolo concreto è che nasca l’idea di un centro abbandonato».
Cristina Chen da quattro anni ha aperto il bar: «Nel pomeriggio gli affari sono scesi della metà - spiega - La gente non passa più di qua e c’è chi opta per viale Cividale».
Infine c’è Sara De Monte che due anni fa ha rilevato un’edicola e ha speso tutti i suoi risparmi per ristrutturarla: «Per me il calo del fatturato è stato del 40%. Quando ho aperto, ho pensato di aver fatto l’affare della mia vita. Questo sarebbe un centro vivo e cordiale. La nomea di via Riccardo Di Giusto ormai non esiste più. Ma se le cose andranno avanti così, toccherà spostarmi da un’altra parte».
Gli esercenti non vogliono comunque perdersi d’animo e a breve partirà un concorso di idee per dare un nome al centro polifunzionale.
«Sarà un modo per ripartire - dice Antonio Salmè, presidente della Selena Volley, la squadra del quartiere - ma facciamo un appello all’amministrazione comunale e agli imprenditori affinchè qualcuno apra un supermercato. Sarebbe la vera salvezza».
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