Piazza Libertà? Per la fiction Rai è a Trieste

Il caso della miniserie "Il confine". Scelta cinematografica contestata. La sceneggiatrice: è una normale finzione,  mescolare Udine e i friulani con Trieste e i giuliani non è cosa buona

Mescolare Udine e i friulani con Trieste e i giuliani non è cosa buona. Ci era già inciampato Bruce Springsteen quando, era una serata estiva del 2012, allo stadio San Rocco aveva salutato tutti con un «Mandi Trieste». E i giuliani non avevano gradito granché.

Nell’atavica diatriba Udine vs Trieste ci si è infilata pure la miniserie “Il Confine”, coprodotta da Rai Fiction e PayperMoon Italia per il centenario della Grande Guerra, in onda su Rai in prima serata martedì e ieri. Far diventare “triestina” piazza Libertà, trasformata dal regista Carlo Carlei in luogo simbolo di proseliti irredentisti, ha risvegliato il campanilismo degli udinesi (e viceversa, perché anche i triestini hanno mal digerito il raggiro scenico) che si è riversato anche sui social.

La storia ruota attorno a tre amici – l’ebrea Emma (Caterina Shulha), figlia di un commerciante, Franz (Alan Capelli Goetz), figlio di un militare austriaco e Bruno (Filippo Scicchitano), padre operaio e fratello irredentista triestino – catapultati, ognuno a proprio modo, nella drammaticità della guerra. Archiviata l’età della giovinezza, è il momento di lottare per la propria vita e per quella di chi si ama. Nel cast anche Stefano Dionisi, Massimo Popolizio e Roberto Chevalier.

La televisione e il cinema, si sa, spesso confondono realtà e finzione per rispondere a esigenze di scena. «Ci sono necessità di regia – spiega la sceneggiatrice Laura Ippoliti, con trascorsi udinesi (ex stelliniana, formata al palio studentesco) e triestini (un anno di università alle spalle proprio nel capoluogo giuliano) – che costringono a mischiare i set. Piazza Libertà si prestava molto bene alle scene con comparse e cavalli, anche per la presenza del ghiaino, mentre la triestina piazza Unità risultava troppo dispersiva. In ogni fiction ci si prende libertà poetiche che risultano strane per chi vive in quei luoghi, ci lavora o li conosce. Ma è una cosa assolutamente normale».

Per la verità Ippoliti e la story editor per la PayperMoon Italia Laura Fischietto, tra l’altro udinese, avevano messo in guardia la regia, intuendo l’infelice reazione friul-giuliana. Ma così funzionano le cose. Anche il set di Montalbano, soltanto per fare un comodo esempio, è stato allestito anche a Cividale o a Venzone, ma queste località saranno altro nella trasposizione televisiva.

«Non mi stupiscono le polemiche, ma – precisa Ippoliti, che nella sceneggiatura si è fatta aiutare dal collega Andrea Purgatori – si tratta semplicemente di scelte tecniche». E così capita di “essere” a Trieste pur rimanendo in terra friulana, come anche di “uscire” da piazza Libertà e di ritrovarsi nella goriziana via Rastelli. O di vedere trasformato il duomo di Venzone in un ospedale da campo.

La miniserie “Il confine” è ambientata a Trieste, ma in realtà le telecamere – grazie a Fvg Film Commission e Promoturismo Fvg – hanno immortalato anche angoli di Udine, Gorizia, Palmanova o Cividale sovrapponendoli e integrandoli a paesaggi e luoghi giuliani. E, alla fine, è questo che conta. Che le bellezze regionali si facciano conoscere e apprezzare. E la fotografia della mini serie ha reso loro onore.

Per scrivere il soggetto Ippoliti ci ha impiegato una decina di giorni. «Una storia che aspettava di essere scritta» commenta la sceneggiatrice, facilitata dall’aver vissuto a Udine e a Trieste. «Conosco la realtà e credo che la Fvg Film Commission funzioni molto bene. Mi piacerebbe – conclude – che qui si realizzassero anche master in scrittura e in recitazione, come si fa per esempio in Piemonte. Sarei felice di discutere un progetto simile e di rientrare a Udine per realizzarlo».

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