Picchione al giudice: "Avevo tutti contro, ma lavoravo sodo"

L’ex soprintendente in aula si difende dagli attacchi. Ha denunciato il presidente dell’Ance di diffamazione
Foto BRUNI TRieste 07.09.12 Dott.ssa Maria Giulia PICCHIONE-Sovr.Beni Culturali
Foto BRUNI TRieste 07.09.12 Dott.ssa Maria Giulia PICCHIONE-Sovr.Beni Culturali

UDINE. «Quando mi insediai a Trieste, il 7 luglio del 2012, trovai un ufficio completamente abbandonato e con circa 700 provvedimenti di tutela ancora da firmare. Allora mi rimboccai le maniche e, in quel solo mese, provvedetti a evadere tutte le pratiche. I pareri negativi? Quell’anno non superarono il 20-21 per cento del totale dei procedimenti: una media decisamente inferiore a quella nazionale, che attesta gli avvisi di diniego sul 25-30 per cento». Maria Giulia Picchione, l’ex soprintendente ai Beni architettonici e paesaggistici del Friuli Venezia Giulia tacciata più e più volte di esercitare le proprie funzioni con smisurato zelo e severità (e da poche settimane trasferita all’Aquila), è un fiume in piena.

Siede davanti al giudice del tribunale di Udine, Paolo Lauteri, e parla in qualità di parte civile - ossia, di persona lesa - nel processo scaturito proprio da una delle sue innumerevoli denunce per diffamazione. Questa volta, il suo detrattore (presunto, fino a quando una sentenza di condanna non ne attesterà la colpevolezza) si chiama Valerio Pontarolo: 49 anni, residente a Sesto al Reghena, è il presidente regionale dell’Assocostruttori. In una conferenza stampa organizzata il 18 gennaio del 2013 a palazzo Torriani, l’accusò di «eccessivo rigore nella valutazione delle pratiche autorizzative per interventi di natura edile», con conseguente «eccessiva mole di istanze rigettate, in danno degli imprenditori del settore, già gravemente colpiti dalla crisi economica». E, per essere più convincente, squadernò dati statistici in grado di comprovare le proprie affermazioni e riportati dal periodico “Realtà industriale”.

Ieri, le parti si sono invertite e la scena è stata tutta per lei. Vinto il primo round con il quale, un anno fa, il gip Daniele Faleschini Barnaba respinse la richiesta di archiviazione del pm Viviana Del Tedesco e dispose l’imputazione coatta di Pontarolo, adesso Picchione punta a uscire dal dibattimento finalmente risarcita nella propria dignità professionale. Per farlo, il legale che l’assiste in questa e nelle altre sue battaglie giudiziarie - diverse delle quali già archiviate nei cassetti delle Procure -, l’avvocato Giovanni Borgna, di Trieste, non ha esitato a chiamare a testimoniare il sindaco Furio Honsell. Sapeva che nel primo cittadino di Udine avrebbe trovato un amministratore equilibrato e per nulla astioso nei confronti della propria cliente e così è stato.

Certo – ha affermato Honsell –, i momenti di contrasto istituzionale non sono mancati, ma sono stati chiariti di volta in volta con il dialogo e con il confronto su soluzioni alternative. D’altronde, considerati i rispettivi ruoli, le divergenze fanno parte del gioco: sono fisiologiche e mai immotivate, da una parte così come dall’altra. Quello dipinto dal sindaco, insomma, è il ritratto di una professionista competente e che, nei rapporti con palazzo D’Aronco, non ha mai evidenziato comportamenti anomali.

Quando è toccato a lei prestare giuramento e rispondere alle domande del pm onorario e dei legali, Maria Giulia Picchione ha ritenuto doveroso partire da una premessa. «Prima ancora che io toccassi terra in Friuli (quando assunse l’incarico, il 15 maggio del 2012, si trovava ancora a Roma, al corso obbligatorio per dirigenti, ndr) – ha detto –, era cominciata una campagna stampa denigratoria contro di me. Fu questo a costringermi a sporgere una lunga serie di querele: dovevo tutelare la mia persona e il mio operato». Poi, il dettaglio sui numeri.

«Prima del mio arrivo, l’ufficio era rimasto senza dirigenza per cinque mesi – ha ricordato –. Per tutto quel tempo, nessuno firmava, non c’era ancora il protocollo informatico e la situazione contabile-amministrativa era bloccata. Eppure, in luglio riuscii a valutare ed evadere tutto il pregresso. Nel 2012 – ha aggiunto –, le pratiche pervenute e uscite con parere favorevole o con silenzio-assenso sono state il 97 per cento, di cui l’80 per cento con decreto del soprintendente. Quanto ai ricorsi, fu lo stesso avvocato dello Stato ad attestare come tra il 2012 e il 2013 furono soltanto 20, per lo più conclusi a favore della Soprintendenza, su 3 mila pratiche».

È toccato quindi a Franco Almacolle, dipendente della Soprintendenza di Udine, chiarire ulteriormente fonte e andamento delle statistiche in contestazione: quelle portate dall’Ance all’attenzione della Corte dei conti attraverso un esposto (il procedimento era stato poi archiviato) si riferivano al periodo maggio-settembre 2012 - peraltro, come hanno ricordato i difensori di Pontarolo, avvocati Rino Battocletti e Marco Marpillero, al netto dei silenzio-assenso e su dati comunicati dagli uffici tecnici del Comune di Trieste -, mentre quelle stese dalla Soprintendenza coprivano il periodo agosto-novembre.

Il processo riprenderà il 27 maggio, con l’audizione dei testi della difesa, e l’udienza si annuncia non meno pregnante. Nella lista depositata dai legali di Ponterolo figurano i nomi di altri due sindaci, Roberto Cosolini, di Trieste, e Roberto Ceraolo, di Sacile, e dell’ex direttore regionale della Soprintendenza, Giangiacomo Martines.

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