Pif-mania a Pordenone e lui scherza: "Sì, ora sono un sex symbol"
PORDENONE. Che si tratti di uno dei personaggi più amati dagli italiani, grazie a quella sensibilità unita a una giocosità mai banale, racchiusa in un sorriso disarmante, lo sottolinea subito Marco Fortunato, dal palco di Cinemazero, dove Pif è salito da pochi secondi per presentare il suo nuovo film “In guerra per amore” e gli applausi hanno l’aria di durare molto a lungo.
«Mai come questa volta la gente continuava a fermarci mentre cercavamo di entrare in sala…». E sì che di protagonisti del grande schermo Cinemazero ne ha avuti parecchi (e questa sera, tanto per avviare con il botto la stagione dei superospiti, arriva Marco Paolini), ma Pif, si sa, ha una marcia in più.
In realtà non è la sua prima volta a Cinemazero, dove nel 2009 venne come protagonista del festival “Le voci dell'inchiesta”, forte della sua “militanza” nelle Iene piuttosto che con “Il testimone”.
Da allora sono passati sette anni, Pierfrancesco è diventato un regista e non uno qualsiasi. Il suo film rivelazione, “La mafia uccide solo d’estate” (2013), nel quale ha dimostrato che si può parlare di uno dei più grandi mali del nostro Paese con il sorriso, ha conquistato pubblico e critica.
E la sua popolarità è andata alle stelle «Sì, sono diventato un sex symbol, mia madre mi vede baciare donne bellissime sulle pagine di Novella 2000, ma in realtà non sono cambiato, ho solo un po’ di esperienza in più», scherza, mentre Fortunato gli fa presente che alla luce del nuovo film (dedicato a Scola, ricordato in sala con un applauso) e del successo che si prospetta, qualcuno parla già di uno “stile Pif.”.
Elementi di continuità con il primo? «Premetto che sto già passando dalla fase del giovane emergente a quella dell’emerito str….» risponde Pif, che non dimentica mai di prendersi in giro. «Preso dall’ego sfrenato pensavo che dopo la mafia avrei potuto raccontare qualunque cosa e volevo fare un film sui partigiani, ma ho capito subito che era un argomento delicato in Italia».
Così il 1943 c’è, ma la storia riguarda lo sbarco degli americani in Sicilia e se la trama svela una favola d’amore agrodolce e stralunata – un po’ come è Pif – è ancora una volta un tema serissimo quello portato alla luce: l’ambiguo rapporto tra Stati Uniti e mafia, «fatti accaduti 73 anni fa con conseguenze che arrivano fino a oggi». Giocosità ancora una volta mescolata al dramma della storia per un film che secondo “Coming soon” si avvia felicemente ai 2 milioni di incassi nella sua prima settimana nelle sale.
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