Piscine e feste “no profit” a processo per evasione

Magnano in Riviera, il titolare della società sportiva “Azzurra” rinviato a giudizio Dovrà rispondere anche di emissione di fatture per operazioni inesistenti
Di Luana De Francisco
ANTEPRIMA Magnano 31 Maggio 2005. PISCINA. Foto Copyrighti/Foto Agency Anteprima.
ANTEPRIMA Magnano 31 Maggio 2005. PISCINA. Foto Copyrighti/Foto Agency Anteprima.

MAGNANO IN RIVIERA. Luca Pesamosca, il legale rappresentante della “Azzurra srl società sportiva dilettantistica” di Magnano in Riviera, accusato di evasione fiscale per complessivi 5,7 milioni di euro, di emissione di fatture per operazioni inesistenti e di appropriazione indebita di denaro appartenente alla società stessa, si difenderà in dibattimento. Accogliendo la richiesta del pm Marco Panzeri, il gup del tribunale di Udine, Daniele Faleschini Barnaba, lo ha rinviato a giudizio, fissando la data della prima udienza davanti al giudice monocratico al 18 settembre 2015.

Erano state le verifiche condotte sulle sue dichiarazioni dei redditi dalla Tenenza della Guardia di finanza di Tarcento a evidenziare le prime anomalie e mettere in moto la Procura. Da quel momento, l’attività di Pesamosca, che ha 50 anni e risiede a Magnano, era stata passata al setaccio in ogni suo aspetto, contabile e non. Lungo l’elenco delle operazioni che, alla chiusura delle indagini, avevano prospettato un quadro fiscale - a dire degli investigatori - tutt’altro che immacolato.

A monte, un problema abbastanza diffuso tra le associazioni cosiddette “no profit”. Proprio come l’“Azzurra”, la società che, dalla sua sede al civico 54 di via Cividina, gestisce le piscine e i centri “Aquarius” di Magnano, Tolmezzo e Tavagnacco: in quanto “priva di scopo di lucro” e destinataria quindi di agevolazioni fiscali, i proventi dalle attività svolte non avrebbero dovuto essere distribuiti tra gli associati. Così, secondo le Fiamme gialle che ne hanno scandagliato bilanci e contabilità, non fu e a ribadirlo, nell’udienza preliminare di ieri, è stato il pm.

Con le sue strutture dedicate al fitness e al benessere, Pesamosca avrebbe svolto attività di natura prevalentemente commerciale, offrendo agli ospiti saune e bagni turchi, massaggi e sistemi di epilazione, oltre che feste ed eventi mondani. Dai toga e i mojto party, alle feste per il capodanno celtico e per il solstizio d’estate: tutte iniziative gettonatissime tra gli aficionados, ma estranee allo statuto della società. Un anno fa, nei confronti dell’indagato il gip aveva disposto un sequestro preventivo di valori e beni per 768 mila euro. L’avvocato Maurizio Conti, che lo difende insieme al collega Mauro Bianco, di Roma, aveva ridimensionato la portata delle contestazioni, ricordando come traessero origine «non dal rinvenimento di incassi non fatturati o di proventi non contabilizzati, come il ricorso all’espressione “evasione fiscale” potrebbe far ritenere all’opinione pubblica», bensì «dall’applicazione, a nostro giudizio completamente errata, di presunzioni operanti in campo fiscale».

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