Pnlegge: Cercas, un bravo scrittore e un grande scrittore

Lo scrittore spagnolo uno degli ultimi talleri d’oro di Maria Teresa, imperatrice d’Austria, “la madre d’Europa”

PORDENONE. Forse non sappiamo qual è la differenza tra “un bravo scrittore e un grande scrittore”. Però sentiamo quando abbiamo tra le mani il libro di un grande scrittore, e sicuramente Javier Cercas è uno di questi. Con “Soldati di Salamina”, “Anatomia di un istante” e “L’impostore”, lo scrittore spagnolo ha ricevuto sabato 17 al Teatro Verdi in occasione di Pordenonelegge 2016 uno degli ultimi talleri d’oro di Maria Teresa, imperatrice d’Austria, “la madre d’Europa”: è l’omaggio del premio “La storia in un romanzo”, promosso da ormai nove anni da Banca Popolare Crédit Agricole.

Nel continuo alternarsi tra finzione e realtà Cercas fa rivivere sotto gli occhi del lettore un evento, un dettaglio della Storia (soprattutto spagnola). Un particolare storico che diventa un’ossessione, e lo diventa perché, dice Cercas, uno scrittore fondamentalmente è un egoista, perché mette su carta ciò che è importante per sé, sperando che possa divenire importante per tutti; perché racconta le storie che gli interessano, facendo sì che la storia del singolo si tramuti in una Storia universale in cui ognuno possa ritrovare almeno un aspetto della propria vita.

Ma che cos’è la letteratura? Sostanzialmente è un gioco, molto serio. Ma soprattutto, a che cosa serve giocare questo gioco? A niente, a tutto, a qualcosa. Non lo sappiamo, non riusciamo a spiegarlo, come non siamo in grado di definire la differenza tra un bravo e un grande scrittore Eppure non si può dimenticare l’utilità e la necessità di leggere: i libri non cambiano il mondo, ma sono capaci di trasformare le persone e il loro modo di pensare e di percepire. Questo non lo fa la politica, afferma Cercas, lo fa la letteratura. È vero, i libri hanno i loro limiti, non sono verità storiche, non hanno il dovere di occuparsi di tutto, ma senza siamo più vuoti. E se siamo vuoti, siamo facilmente “riempibili” da idee che magari non sono le nostre, ma che accogliamo perché se no non abbiamo altro: comportandoci così siamo schiavi, non importa di chi o di cosa.

La letteratura forse è inutile, forse è fondamentale: perché il libro giusto (non è rilevante che tipo di libro sia) anche se magari non ci rende più felici, sicuramente sa trasformarci in persone più complesse e più vere.

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