Politiche, nel Centrodestra Blasoni fuori corsa e Fi cerca l’incastro

UDINE. Niente da fare. Massimo Blasoni non sarà candidato nelle fila di Forza Italia per le prossime elezioni Politiche. L’imprenditore udinese e vicecoordinatore azzurro, per la seconda volta di fila, dovrà rinunciare al sogno di conquistare uno scranno a Montecitorio.
La notizia, nell’aria da un paio di giorni, è stata confermata ieri dallo stesso Blasoni attraverso un messaggio inviato ad amici e simpatizzanti. «Cari amici, vi scrivo dispiaciuto ma con un sorriso – si legge nel sms –. Tranne miracoli sono rimasto fuori. Berlusconi, che mi stima, era favorevole alla candidatura, ma a “corte” qualcuno si è risolutamente opposto anche per influenze esterne.
Ne prendo atto senza alcuna acrimonia. Procedo, comunque felice, occupandomi della mia azienda e scrivendo: due modi altrettanto validi per essere utili alla società. A quelli tra voi che sono candidati faccio un grande in bocca al lupo, il sostegno non mancherà. Il mio impegno però, potete capirmi, finisce qui. Massimo».
Blasoni, dunque, chiude la propria esperienza – e saranno tutte da capire le eventuali ripercussioni di questo disimpegno all’interno del partito e soprattutto i riflessi sulla città di Udine dove fungeva da raccordo tra le diverse anime di centrodestra –, dopo essersi reso conto, lo scrive lui stesso, della contrarietà di un pezzo di classe dirigente nazionale nei suoi confronti.
Pare, infatti, che al momento nel quale la coordinatrice regionale Sandra Savino ha proposto al tavolo di Arcore la candidatura di Blasoni nel collegio di Codroipo per la Camera, più di qualche “big” seduto accanto a Berlusconi ne abbia bocciato l’idea. E a poco sono serviti i tentativi di difesa di Savino, anche nei giorni seguenti: da Arcore è stato confermato il disco rosso e Blasoni, quindi, non sarà candidato.
Il problema, adesso, per Forza Italia è quello di trovare un sostituto da schierare il 4 marzo nella stessa area di elezione. Non soltanto, però, perché nel “giochino” degli equilibri uomini-donne, pare evidente che quello slot debba essere occupato da un esponente di genere femminile.
I conti, d’altronde, sono presto fatti. Al Senato la distribuzione delle candidature attribuisce il collegio di Udine e Pordenone a Luca Ciriani (Fdi), mentre in quello di Gorizia e Trieste ci sarà la dottoressa – paladina del no alla riforma sanitaria – Laura Stabile, 61 anni appena compiuti, a capo da quasi otto anni della struttura di medicina d’urgenza all’Azienda “Ospedali Riuniti” del capoluogo regionale oltre a essere, dal 2006, segretaria regionale di Anaao-Assomed.
Per palazzo Madama, quindi, i giochi sono chiusi con la messa in campo di un uomo e una donna, come previsto dal Rosatellum-bis. Alla Camera, tuttavia, il meccanismo è più complesso.
La Lega, infatti, occupa la sua casella femminile con Vannia Gava a Pordenone, mentre nel collegio di Udine dovrebbe fare correre il sindaco di Corno di Rosazzo Daniele Moschioni. I meccanismi di spartizione nazionale, inoltre, hanno assegnato a Noi con l’Italia un seggio in Fvg – quello di Trieste dove Raffaele Fitto ha scelto l’ex governatore Renzo Tondo – mentre a Gorizia Forza Italia ha deciso di puntare sull’assessore della giunta guidata da Rodolfo Ziberna Guido Germano Pettarin, ex socialista e presidente regionale della Federazione dell’atletica leggera.
Non serve un’equazione, quindi, per capire che in questo schema manca una donna da candidare proprio nell’area che da Codroipo arriva sino al Tarvisiano. E i vertici regionali di Fi sono a colloquio, proprio in queste ore, a Roma per trovare il nome più adatto. Si cerca tra gli amministratori, anche se si mormora pure di una possibile candidatura della stessa Savino che così, in caso di vittoria, manderebbe matematicamente a Roma anche il secondo del listino proporzionale.
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