Polizia, ecco i nuovi gradi Il questore Odorisio: «Inizia una nuova epoca»

I distintivi di qualifica presentati in una cerimonia a palazzo Mantica Svincolati da quelli militari, rimarcano l’identità di amministrazione civile 

il debutto

Il rinnovamento dei segni di qualifica «segna l'inizio di una nuova epoca ed è ispirato a un principio estremamente lineare: attualizzare lo straordinario disegno del legislatore del 1981 che, con la legge 12l ha rifondato la polizia di Stato, rendendola unica forza, a competenza generale, a ordinamento civile che esprime l'autorità di pubblica sicurezza, perno centrale e sintesi del nostro sistema di sicurezza che si fonda sulla pluralità delle forze di polizia».

Lo ha detto il questore di Pordenone, Marco Odorisio, intervenendo ieri mattina a palazzo Montereale Mantica, di fronte al prefetto Maria Rosaria Maiorino, al sindaco Alessandro Ciriani, ai comandanti delle altre forze dell’ordine e a un folto pubblico, alla cerimonia per la presentazione dei “Nuovi distintivi di qualifica della Polizia di Stato”.

È dunque «arrivato il tempo – ha detto Odorisio – di svincolarsi dai “gradi militari” per appropriarsi di segni distintivi» che rimarchino la «identità di amministrazione civile a ordinamento speciale. Non per segnare la distanza con il mondo militare, al quale riconosciamo uno straordinario patrimonio di professionalità e competenza, ma, solo per rimarcare la nostra identità di amministrazione civile».

I nuovi segni, ha detto Odorisio, sono «coerenti con le novità della revisione dei ruoli: elevazione del titolo di studio per l'accesso alla qualifica iniziale del ruolo di base; introduzione di una carriera aperta dalla base e istituzione di nuove figure apicali con maggiori responsabilità».

Oltre 98 mila poliziotti da ieri hanno cambiato aspetto, vestendo i nuovi distintivi di qualifica, disegnati dall’esperto di araldica professor Michele D’Andrea.

Ad accomunare passato e presente l’immagine, rivisitata stilisticamente, dell’aquila, emblema dell’Istituzione, che quest’anno compie 100 anni dalla sua prima apparizione sulle divise del Corpo della regia guardia di pubblica sicurezza risalente al 1919.

Ali spiegate, zampe libere e divaricate disposte ai lati della coda folta e stilizzata come il restante piumaggio, testa rivolta a sinistra ornata dalla corona murata di cinque torri, scudo sannito con il monogramma RI in petto. L’aquila continua ad esprime il legame identitario, il coraggio e la dedizione con cui quotidianamente ciascun poliziotto difende diritti e libertà.

Compaiono invece per la prima volta, a caratterizzare le diverse qualifiche: il plinto araldico, costituito da una barretta orizzontale di colore rosso che rappresenta la struttura portante di un edificio, per gli agenti ed assistenti; il rombo dorato, con il suo profilo fusiforme che ricorda la punta di una lancia simbolo del dinamismo operativo temperato dall’esperienza, per i sovrintendenti; la formella, alto esempio di architettura gotico-rinascimentale, richiamo alla bellezza ed all’eleganza proprie del patrimonio di civiltà e cultura del nostro Paese, per i funzionari.

I distintivi uguali per tutti i ruoli differenziano le funzioni tecnico-scientifiche, tecniche e le attività professionali attraverso il diverso colore delle mostreggiature. —

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