Polizia stradale, sprechi di Stato
PORDENONE. Che i soldi per la polizia manchino non è una novità. Che scarseggino perfino gli euro per la benzina delle volanti è risaputo da mesi.
Ma che in questo clima lo Stato con una mano lesini il denaro e con l’altra lo butti via a palate, beh, questo è inaccettabile. Accade, invece, ogni giorno alla polizia stradale di Pordenone, dove il Ministero dell’Interno continua a pagare 80 mila euro l’anno d’affitto per una sede, quella di via Madonna Pellegrina all’incrocio con viale della Libertà, in disuso ma ancora occupata.
Nulla a che vedere con la professionalità del personale, costretto alle nozze coi fichi secchi per garantire, con le auto e gli uomini rimasti, la sicurezza al sistema viario. I problemi stanno più in alto, sulle scrivanie di chi vivacchia senza curarsi dei costi, per i cittadini, della propria inerzia. Ha le carte sul tavolo, ma finge di non vederle o, peggio, non ne conosce l’esistenza. E così passano i giorni, i mesi, si arriva a un anno senza che la situazione cambi. E il conto ricade sulle spalle dei contribuenti. Le solite. Le nostre.
Era il 27 marzo 2012 quando, sul sito della Questura, compariva il trionfale annuncio del trasloco della polizia stradale dalla caserma di via Madonna Pellegrina, occupata dal 1961, al nuovo e più moderno quartier generale di via Jacopo Linussio. Un passo reso possibile da una battaglia contro la burocrazia arrivata perfino in Parlamento, su iniziativa dell’ex deputato Manlio Contento. Fu lui a presentare un’interrogazione ai ministri dell’Interno e dell’Economia, insieme al collega Isidoro Gottardo e con l’aiuto dell’allora segretario provinciale del Sindacato di polizia Raffaele Padrone.
La vicenda aveva preso le mosse da una lettera di sfratto, giunta alla polstrada nel 2008. Il tribunale aveva imposto di lasciare la vecchia sede entro il 31 ottobre 2010, ma la nuova non era ancora stata ultimata. Lo fu nel febbraio 2011, ma mancavano i permessi per entrarci. Così si arrivò ad aprile, fu concordato il canone di locazione dopo un’estenuante trattativa e, dopo altri 11 mesi, sbloccato l’iter in Parlamento, si trovarono i soldi per il trasloco. Evviva, ecco il trasloco in pompa magna, per la gioia della Grimel e del suo titolare Andrea Perin, che avevano anticipato spese per un milione e mezzo di euro.
Tutto finito? Macchè. Detto della nuova sede, che è accaduto alla vecchia? Niente. E proprio qui sta il problema. Chi passa davanti all’ex caserma di via Madonna Pellegrina vede ancora le insegne, le telecamere di sicurezza. Dietro ci sono l’officina e le cisterne coi resti di carburante. C’è chi sostiene ci sia anche amianto, ma il particolare non è mai stato confermato (nè smentito).
Ma soprattutto il tassametro corre: 80 mila euro l’anno che lo Stato è chiamato a pagare per non aver liberato un immobile in disuso da più di 12 mesi.
Un ultimo particolare, se ancora non bastasse. Sul muro della vecchia caserma campeggia ancora la targa dedicata a Santo e Bertolini. Morirono in servizio nel 1987. A loro era dedicato il comando e per loro i colleghi si autotassarono quando lo Stato, nel 2011, non volle acquistare una corona di fiori da 50 euro.
Ci mancava solo il secondo, inaccettabile sfregio: quella targa non è stata ancora trasferita nella nuova caserma. L’hanno lasciata lì, fuori da un immobile costoso e dismesso. Come il senso della Patria di chi sarebbe pagato anche per insegnarlo agli altri.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto