Pordenone e Sacile (ma non solo) nelle mire espansionistiche di Venezia

Il neosindaco Brugnaro punta ad allargare la città metropolitana lagunare anche a una parte dell’area pordenonese

PORDENONE. Venezia chiama e Sacile risponde. Non Pordenone però. Mentre la Regione ridisegna la geografia dei Comuni introducendo le unioni territoriali intercomunali, il canto delle sirene della Serenissima chiama la destra Tagliamento.

E apre un fronte in un territorio che, dopo la scomparsa dell’ente Provincia e dopo la battaglia – tutta politica – che ha scompaginato alcune storiche alleanza, fa fatica a ritrovarsi e a stare assieme.

La città metropolitana. Il neosindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, intervenendo l’altro giorno al convegno “Venezia metropoli, un traguardo verso nuovi orizzonti”, organizzato da Cisl Venezia a Marghera, ha lanciato un asso nello stagno.

Prosegue il braccio di ferro sulle nuove Unioni dei comuni
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Un sasso che rischia di generare un moto ondoso nel pordenonese. Brugnaro ha ricordato che Venezia, di fatto, è stata tra le Città più attive nel processo che poi ha portato alla scrittura della legge Delrio di riferimento e ha parlato della costituzione di una «Città metropolitana che, in futuro, mi auguro si possa allargare all’intero bacino idrico: Venezia, Padova, Treviso, ma anche parti di Rovigo, Belluno e Pordenone.

Una vera e propria metropoli che trae dal brand Venezia un’immensa forza propulsiva, pur con le rispettive specificità e autonomie». Il bacino idrografico è quello che coinvolge l’asta del Livenza e che coinvolge i Comuni del Sacilese.

Incontri ravvicinati. Dal portavoce del neosindaco si apprende che Brugnaro ha intenzione di costruire il processo, che porterà alla città metropolitana, dal basso e che intende contattare anche gli amministratori dei Comuni che potranno far parte del progetto.

E’ chiaro che, essendoci pur sempre i confini amministrativi di mezzo, il percorso non si può costruire in un giorno e soprattutto non si può costruire senza il coinvolgimento dei territori.

Un’idea che nasce anche dalla possibilità di vendere il brand Venezia, in primis nel settore del turismo, come rappresentativo di un territorio più vasto e più ricco. Un’opportunità in più per Venezia ma anche per la città allargata.

Sacile. E la chiamata non lascia indifferente il sindaco di Sacile Roberto Ceraolo, non tanto o non solo per ragioni di vicinanza politica al neosindaco.

«La Regione Friuli Venezia Giulia come istituzione ha 52 anni mentre i rapporti tra il nostro territorio e Venezia – ricorda il sindaco di Sacile Roberto Ceraolo – sono ben più lontani nel tempo. Le radici della storia locale non sono cosa di poco conto».

Ma oltre la storia c’è la politica di mezzo: «Nonostante la specialità i risultati del Friuli Venezia Giulia non sono così brillanti. Veneto e Lombardia, anche senza la specialità, hanno dimostrato performance migliori in molti campi per cui, per tutte queste ragioni, è chiaro che il ragionamento avviato dal sindaco di Venezia ci interessa. Non va nè banalizzato nè affrontato con le barricate, ma semmai affrontato con intelligenza».

Pordenone. Ma il presidente della Provincia di Pordenone, nonchè sindaco, Claudio Pedrotti è ben più caustico.

«Siamo stufi di questi slogan che lasciano il tempo che trovano. A meno che il sindaco di Venezia – è la provocazione di Pedrotti che fa riferimento all’impegno sportivo di Brugnaro – non porti il Pordenone basket in serie A».

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