Pordenone, ex operaio sulla strada del sacerdozio
PORDENONE. «Teniamo duro sulle vocazioni, ma dovremo immaginare nuove forme di vita comunitaria. Sia chiaro: le parrocchie resteranno». Il vicario generale, monsignor Orioldo Morson, delinea le prospettive del clero diocesano a breve-medio termine.
Il saldo annuale è ampiamente negativo e non da oggi e quest’anno non è prevista alcuna ordinazione sacerdotale. Come detto dal vescovo Giuseppe Pellegrini nel corso della messa del Crisma, i preti deceduti nell’anno sono stati 14, i nuovi ordinati 3. Dall’inizio dell’anno, 4 decessi e zero ordinazioni. «Ormai metà dei parroci guida più di una parrocchia».
Il punto sull’organico del clero, a pochi giorni dall’ordinazione di due diaconi che, in linea di massima, potrebbero essere ordinari preti entro l’anno dopo. Cerimonia in programma domenica 14 maggio alle 15.30 nel duomo concattedrale di San Marco, a Pordenone.
Il primo “quasi” diacono, è Boris Bandiera, classe 1981, figlio di Giobatta e di Delia Bevilacqua, originario di Meduno.
Dopo le scuole dell’obbligo ha conseguito il diploma di perito meccanico al Kennedy di Spilimbergo, quindi servizio di leva tra gli alpini, a Udine e Cividale, e quindi, per dieci anni, ha lavorato in fabbrica prima come operaio poi come progettista.
«Situazioni che mi hanno molto arricchito nel capire le persone e le fatiche che si debbono affrontare per guadagnarsi da vivere», si è raccontato al settimanale diocesano Il Popolo.
«Già da chierichetto con don Giovanni Cuccarollo, che mi ha preparato alla prima comunione e alla cresima, trovavo interessante la figura del prete, ma nulla di più. Dopo il militare, don Fabrizio De Toni (attuale vicario per la pastorale, ndr), col quale collaboravo come animatore e catechista, percependo un mio desiderio di ricerca, mi ha fatto la proposta di frequentare il cammino del Sentiero e poi l’esperienza dello Scrigno».
Lavoro e amici non bastavano più, nel 2010, continuando a lavorare, la sera frequentava la Comunità San Martino in seminario, dove è entrato l’anno dopo. «Ora sono contento, impegnato ad approfondire il tema del lavoro».
Ha invece 25 anni Davide Ciprian, figlio di Lino e di Giuliana Longo, di Prata. Scuole dell’obbligo in paese, un nome lo accomuna col primo: Kennedy. Diplomato chimico industriale, all’istituto tecnico di Pordenone. Una settantenne collaboratrice parrocchiale gli diceva: «Tu saresti un bravo prete».
A influire fu la figura di don Danilo Favro, per anni parroco, a partire da quando faceva il chierichetto, a sei anni. «Ho vissuto tempi di collaborazione in parrocchia, anche come animatore, alternati a momenti di smarrimento», dice al settimanale diocesano.
Nel 2011 l’allora vicario generale Basilio Danelon, al termine della messa gli disse: «Guarda che don Fabrizio (De Toni, allora parroco di Prata, ndr) ha bisogno di un cappellano».
Da lì, i primi contatti col seminario, con la comunità vocazionale, con don Giuseppe Grillo padre spirituale e don Giosuè Tosoni rettore.
Esperienze nelle parrocchie di Chions e Concordia Sagittaria, nell’Azione cattolica e negli scout, barelliere a Lourdes, nella Caritas di Roma, nella comunità di Sant’Egidio, con l’impegno a portare la cena ai poveri, lungo le vie della capitale. «Sento che mi mancherà una famiglia tutta mia, ma sarò ripagato da quella della parrocchia».
L’età media dei sacerdoti aumenta – siamo sui 68-70 anni – e i nuovi ingressi non sopperiscono alle uscite. Di fatto, dice monsignor Marson, «restano in parrocchia a vita: a 75 anni rinunciano, ma si dichiarano disponibili come collaboratori pastorali sinché le forze lo consentono».
Sono 188 le parrocchie da gestire, 220 i sacerdoti oltre a 23 extradiocesani (non incardinati): «Ora si comincia ad avvertire la carenza.
Parleremo con le realtà locali, per prepararci tutti assieme a nuove situazioni», dal momento che pressoché metà dei parroci, ormai, oggi gestiscono più parrocchie.
«Ci teniamo alle comunità locali, non aboliremo le parrocchie. Ma si lavorerà con i laici in un contesto di corresponsabilità, come del resto da tempo si è già cominciato a fare».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto