Pordenone, giovane carabiniere si ammala dopo le missioni all’estero

La Corte dei conti riconosce la causa di servizio: il militare era nelle zone contaminate dall’uranio impoverito

PORDENONE. Giovane carabiniere in servizio nel Pordenonese si ammala dopo le missioni all’estero in Kosovo e Afghanistan, proprio nei teatri di guerra dove è stato fatto ampio uso di proiettili all’uranio impoverito, e chiede al ministero della Difesa il riconoscimento della dipendenza della malattia da causa di servizio.

Da Roma, però, arriva il diniego. E così il militare dell’Arma, assistito dagli avvocati Carmine Perruolo del foro di Roma e Marcella Uricchio del foro di Trieste ricorre alla Corte di conti.

Dopo un anno di processo e la battaglia a colpi di perizie, il 17 maggio del 2017 è stata letta la sentenza: per il giudice c’è un’alta probabilità di un rapporto causa-effetto fra la malattia e i fatti di servizio.

Il 39enne militare ha prestato servizio tra il 2010 ed il 2012 in Kosovo e Afghanistan nelle zone in cui è stata accertata, peraltro, la presenza nell’ambiente di nanoparticelle di minerali pesanti prodotte dall'esplosione di materiale bellico. Al suo ritorno in Italia, gli è stato diagnosticato un cancro.

Prima delle missioni il giovane godeva di perfetta salute (e peraltro non aveva mai fumato una sigaretta in vita sua).

Fortunatamente le cure hanno avuto buon esito, ma non potrà più essere impiegato in missioni operative. Per questa ragione ha depositato l’istanza per il riconoscimento della dipendenza da causa di servizio, presupposto essenziale per ottenere l’equo indennizzo e in futuro la pensione privilegiata. Ma il ministero non l’ha concesso.

«Il mancato accoglimento dell'istanza – sottolinea l’avvocato Perruolo – è stato appreso con estremo stupore, considerata anche la notorietà degli effetti pregiudizievoli dell'uranio impoverito, come attestato dalle numerose relazioni parlamentari sull’argomento e dai casi che purtroppo hanno coinvolto molti altri militari».

È stato così proposto ricorso alla Corte dei conti di Trieste. Sulla scorta della consulenza tecnica del perito nominato dal tribunale, il giudice ha dichiarato la sussistenza del nesso eziologico fra la patologia contratta dal militare e i fatti di servizio e quindi la dipendenza da causa di servizio.

Il ministero della Difesa è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali. «Con tale pronuncia – conclude Perruolo – è stata aperta la strada per ottenere equo indennizzo, futura pensione privilegiata e risarcimento».

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