Pordenone, il piano per il rilancio in otto punti

Ecco il manifesto elaborato dalle categorie economiche. Lunedì la presentazione al teatro Verdi

PORDENONE. Una “Carta per Pordenone” perché «il tempo è scaduto, perché l’economia è in affanno e, con essa, i punti di riferimento del nostro vivere quotidiano che hanno contribuito sin qui a garantire benessere e prosperità». Le ragioni, in fondo, stanno tutte qui. Sono le motivazioni forti delle categorie economiche del Friuli occidentale che impongono, anzitutto alla politica, una accelerazione capace di declinare le parole in fatti, le idee in progetti.

La “Carta per Pordenone” è il manifesto che domani, al termine del convegno dedicato alla città nel Nord Est in transizione, i rappresentanti delle categorie economiche firmeranno, chiedendo contestualmente alle istituzioni, a partire dalla Regione, di fare altrettanto. Ed è un manifesto impegnativo anche nel metodo perchè prevede, diversamente da quel che accade con la riforma delle Autonomie locali, «che i processi debbano partire dal basso».

La ragione è rintracciabile nel «percorso di riforme istituzioanli che sta producendo – si legge nella bozza del documento che sarà presentato domani –. Un depotenziamento dei presidi istituzionali del territorio, senza che vi sia stato un vero coinvolgimento degli attori locali. Un provcesso - si sottolinea - che roischia di vanificare il percorso, iniziano nel 1968 (con l'istituzione della Provincia, ndr) che questo territorio ha compiuto per fornire un sistema di governo ad un'area caratterizzata da molteplici identità e dal tessuto industriale più rappresentativo del Fvg». Razionalizzare? Certo, ma «partendo dal baso, con iol coinvolgimentod egli enti locali e delle rappresentanze economiuce e sociali».

La crisi ha intaccato la solidità del territorio, ha minato le fondamenta economiche, ha generato effetti anche sulle famiglie. Ora «occorre investire in un modello, sia esso di impresa, di educazione o di welfare, aperto all’innovazione, alla partecipazione, al merito».

Nel documento si parla anche di “dove” deve andare Pordenone. «E questo non significa – si legge – chiedersi se allearsi con il Veneto o con il resto del Fvg, semmai valorizzare le funzioni strategiche del territorio» E valorizzando anche i punti di forza che ci sono, come il Cro, o quelli che sarebbe necessario arrivassero, come il Politecnico del Nordest che potrebbe insediarsi a Pordenone. Non dimenticando eccellenze in campo culturale come Pordenonelegge, Le giornate del muto, o le funzioni logistiche dell’Interporto.

Il manifatturiero, sia pure indebolito dalla crisi, rimane centrale. Ma potrà crescere con più vigore se saprà entrare in relazione con altri settori, come i servizi, o cogliere le opportunità offerte dalla digitalizzazione.

Un’attenzione particolare le categorie economiche la dedicano alle «imprese globalizzate» il cui radicamento sul territorio deve essere rafforzato. Cruciale in questo senso, il lavorare sulla formazione dei giovani, determinanti nel far cambiare, al meglio, le imprese.

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