Pordenone, l'Esercito dà lo stop a tutti i voli civili in Comina

PORDENONE. Stop a qualsiasi volo, nell’aviosuperficie della Comina, ad eccezione di quelli di soccorso (118, trasporto organi e protezione civile, questi ultimi autorizzati con ordinanza) sino al rinnovo della convenzione tra demanio e aeroclub. Sinora erano permessi voli di addestramento, ma dopo alcuni “disguidi”, l’Esercito italiano è stato perentorio: non si vola. Punto.
Tutto fermo sino a quando non ci sarà la nuova convenzione. Prefettura e Comune di Pordenone stanno seguendo l’iter burocratico, che ha i suoi tempi e non stupisca: per approvare il primo accordo, vent’anni fa, furono necessari 35 incontri di cui dieci plenari.
Come noto, dal 1997 al 2003 era in vigore una convenzione di co-uso, siglata tra Comune di Pordenone e ministero della Difesa, che prevedeva la concessione in uso dell’aviosuperficie al primo, che a sua volta l’aveva affidata all’aeroclub della Comina, che la utilizzava per voli sportivi, addestramento e scuola di volo. Da un paio di anni, inoltre, quell’area viene utilizzata anche dall’elisoccorso del 118, essendo fuori uso la piazzola sopra l’ospedale Santa Maria degli Angeli.
La concessione, come detto, è scaduta e il Comune non ha più alcuna competenza diretta sul sito. Il canone di utilizzo, inoltre, a seguito di recenti modifiche legislative, viene applicato a prezzo di mercato. Da un anno e mezzo è in corso una trattativa per giungere a un accordo: se stipulato da una onlus, e l’aeroclub lo è, si può applicare una riduzione del prezzo sino al 90 per cento.
Nel mentre, i voli tecnicamente sono rimasti fermi, salvo se di soccorso. In questo arco di tempo, però, ci sono state delle “deroghe” più o meno spontanee. Così, un aeromobile è rimasto parcheggiato su suolo demaniale «quasi in pianta stabile», l’aliante – che poco ha a che fare con la protezione civile – ha continuato a volare. A questi episodi s’è aggiunto un incidente, il 30 marzo scorso: un ultraleggero ha tranciato i cavi elettrici a Barco lasciando per ore al buio 800 persone.
Meglio non correre rischi, avrà pensato il comando dell’Ariete (l’Esercito è proprietario dell’area), che ha esortato a rispettare le prescrizioni affinché non si verifichino inconvenienti. Prescrizioni che, appunto, consentono i voli di soccorso, di trasporto organi e di protezione civile (se autorizzati con ordinanza). Per il resto, niente. Nemmeno voli benefici, come quello in programma il 20 maggio e, ad oggi, non autorizzato.
Lo stop ai voli non di soccorso è in vigore da gennaio 2016. Da quando, cioè, il demanio militare aveva inviato una lettera al Comune con la quale chiedeva di rinnovare la convenzione di co-uso dell’area (60 metri per un chilometro) a prezzi di mercato. Il canone precedente ammontava a 670 euro, quello proposto, a prezzi correnti, 43 mila euro, abbattibili anche sino al 90 per cento se a stipulare la convenzione è una onlus.
L’obiettivo finale mette d’accordo tutti: quell’area è strategica e non deve essere abbandonata. Come arrivarci, però, è una questione aperta. La prefettura e il Comune garantiscono supporto rispettivamente istituzionale e politico, ma i protagonisti sono altri.
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