Pordenone, l’esploratore dei ghiacci vittima di una truffa
PORDENONE. Brutta esperienza per l’esploratore polare pordenonese Michele Pontrandolfo, abituato a superare le sfide più ardue proposte dagli scenari naturali, affrontate a temperature glaciali e in condizioni estreme.
Questa volta, però, l’esploratore non è riuscito a prevenire quella che – secondo quanto stabilito ieri dal giudice monocratico del Tribunale Giorgio Cozzarini – è stata una vera e propria truffa.
Al centro del raggiro la vendita dell’auto di Pontrandolfo, un’Audi Allroad. Imputato con l’accusa di aver messo in pratica la truffa era un 65enne residente a Pordenone e originario di Gravina in Puglia, Leonardo Cocozza, che ieri è stato condannato a 6 mesi di reclusione, oltre a una multa di 60 euro.
Secondo quanto si ricorda nel capo di imputazione, Cocozza nel 2009 aveva consegnato a Pontrandolfo mille euro in contanti (anziché 1.500 euro come stabilito) e un assegno bancario a sé intestato (in realtà estinto il 22 ottobre 2008) datato 25 gennaio 2009 di 8mila euro quale inizio di pagamento e garanzia del versamento del prezzo convenuto per l’acquisto dell’Audi Allroad di proprietà dell’esploratore pordenonese. Il conto corrente era risultato estinto e dunque, di fatto, l’assegno non era coperto.
Cocozza, secondo l’accusa, aveva così indotto in errore il proprietario dell’auto sulla sua solvibilità facendosi consegnare la vettura. Il prezzo convenuto per l’auto era di 9.500 euro mentre in realtà la somma versata era stata, di fatto, non superiore ai mille euro visto che Pontrandolfo non aveva potuto riscuotere l’assegno. Cocozza successivamente aveva a sua volta ceduto l’auto e si era temporaneamente reso non reperibile. Ieri in udienza è stato sentito come teste e parte offesa proprio Pontrandolfo.
Il pubblico ministero Carlo Anzil ha chiesto una condanna a 6 mesi mentre l’avvocato difensore Eros Palei, in sostituzione del collega di studio Giovanni Bonora, aveva chiesto l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato o in subordine per non aver commesso il fatto.
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