Pordenone, oltre quaranta profughi senzatetto al Bronx

Nei sotterranei del salotto buono della città situazione di nuovo fuori controllo. E all’hub alla Monti posti esauriti

PORDENONE. Ancora emergenza profughi e ancora Pordenone divisa in due fazioni. L’altra notte all’ “Hotel Bronx” hanno dormito in 44, tutti rifugiati che in parte attendono di entrare all’hub della Monti, in parte fuoriusciti in attesa di entrare nel sistema Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo), dove però non c’è spazio per tutti.

I numeri. E’ una quota in continua ascesa quella di chi dorme nel parcheggio del Bronx. I numeri parlano chiaro: il 21 marzo erano in 14, il 22 in 20, il giorno successivo 23, il 24 marzo in 30, per poi ridiscendere a 18. Il 26 marzo erano in 28, lunedì scorso 24 e nella notte tra martedì e mercoledì il numero maggiore:44.

Di questi 17 sono in attesa di entrare alla Monti: ieri l’hub è riuscito ad aprire le porte a tre persone. Un numero insignificante considerato chi arriva quotidianamente: il territorio ha rallentato la capacità di effettuare il turnover e così il meccanismo si “ingrippa”.

Dalla Cri e dal Comune era nata l’idea di utilizzare uno spazio a disposizione come “camera di compensazione” dove ospitare un certo numero di persone in attesa dei posti ufficiali: un’ipotesi che è naufragata ancor prima di passare al vaglio della Prefettura per l’avvicendarsi nella gestione dell’hub. Le altre persone al Bronx sono anche quelle che sono uscite dall’emergenza freddo (14) oltre chi, ricevuto lo status, non ha un posto dove andare.

I punti di vista. Queste persone hanno bisogno di un luogo dignitoso dove stare: è il punto di vista di Rete solidale. Non abbiamo la possibilità di accogliere tutti e, più ne accogliamo, più ne arrivano: è il punto di vista dell’amministrazione.

«Il Comune non deve e non può intervenire – ha affermato l’assessore Eligio Grizzo –. Anche solo allestendo dei bagni chimici creeremmo un circolo vizioso: più persone vengono accolte e più ne arrivano. Invece, deve passare il concetto che Pordenone che qui non ci sono più spazi per accogliere nessuno».

Lo stesso Grizzo ha ricordato il progetto della “camera di compensazione” ma «ora che l’appalto è passato di mano il progetto si è arenato, anche perché non abbiamo avuto ancora alcun contatto con la nuova cooperativa che si è vista aggiudicare il servizio».

Rete solidale si affida a Facebook per portare il loro punto di vista. «Sono 44 i rifugiati che vivono all’aperto nei parcheggi del Bronx, dietro la città che si sta mettendo a nuovo con le pulizie eccezionali per il Giro d’Italia – scrivono –. L’hub è pieno, i posti per lo Sprar mancano, un rifugio provvisorio per chi dorme in strada non c’è.

Come può essere accogliente una città che fa finta di non vedere che a una parte così grande di persone viene negato il minimo per vivere con dignità?». Anche i bisogni primari sono svolti in modo precario: la doccia viene concessa dalla Caritas mentre per i propri bisogni ci sono i parchi.

L’opposizione. Il capogruppo del Pd Nicola Conficoni punta il dito sulla strumentalizzazione dell’argomento profughi del sindaco Ciriani in campagna elettorale.

«Evidentemente cavalcare il malcontento non aiuta a risolvere un problema complesso, il cui impatto sarebbe di molto peggiore senza l’apertura di un centro di prima accoglienza nella caserma Monti voluta da Pedrotti. Tutti i Comuni facciano la loro parte – suggerisce Conficoni -. Anche il coinvolgimento dei profughi nello svolgimento dei lavori socialmente utili può contribuire a rafforzare le ragioni dell’accoglienza diffusa».

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