Pordenone, “retata” della polizia nel night club

PORDENONE. Retata della polizia al club “Le Rififi”di viale Treviso. Quando il gestore si è affacciato alla porta rossa, ingresso del circolo privato, per vedere che cosa stesse succedendo, si è trovato di fronte a una trentina fra vigili urbani e agenti in borghese della polizia.
Erano le due di notte di venerdì quando è scattato il servizio di controllo predisposto dalla Questura, in collaborazione con la polizia locale.
Gli accertamenti sono proseguiti in viale Treviso per un paio d’ore, poi è stata la volta dei verbali in piazzale Palatucci e al comando della polizia municipale. I vigili urbani hanno sottoposto gli avventori che uscivano dal circolo all’alcoltest, mentre un funzionario dell’ispettorato del lavoro ha proceduto alle verifiche sulla regolarità della gestione e sulle licenze.
Una ventina di ballerine di lap dance, tutte straniere, in prevalenza dell’Europa dell’Est, è stata portata in Questura. Le ragazze sono state ascoltate a lungo, così come i gestori del locale notturno.
Sulla porta del club un cartello recita: «Circolo ricreativo Enal». Per accedere, ballerine e avventori devono essere soci: chi è senza tessera non potrebbe varcare la soglia.
Un aspetto valutato con attenzione durante i controlli. Come ulteriore precauzione, bisogna suonare al campanello dotato di telecamera per poter entrare. Ieri pomeriggio al circolo c’erano il titolare de Le Rififi con alcuni dipendenti e amici.
«Dove sono le chiavi?», si sente una voce dietro la porta rossa. Dopo una manciata di secondi, scatta l’apertura automatica. Dentro è buio pesto. Sulla parete dipinta di nero nell’antro d’ingresso campeggia un cartellone giallo che reclamizza un pigiama party, scritto con dei pennarelli colorati. Apre la porta un uomo con la giacca in pelle, dal fare gentile, è un amico del titolare. Mentre fuma l’ultimo tiro da una sigaretta lo chiama: «Io non so nulla, mi dispiace, sono arrivato adesso, deve chiedere a lui».
Adriano, il gestore, emerge dall’oscurità. Minimizza il trambusto della notte precedente, non vuole parlare. «Hanno fatto dei controlli, tutto qui, non dico niente, non sappiamo nulla», scuote la testa. Il locale è stato chiuso? Il gestore abbraccia gli spazi circostanti con le mani: «Come vede, qui è tutto aperto». Sotto la pioggia battente fanno il loro ingresso altre persone, con la faccia di chi non ha chiuso occhio.
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