Pordenone, ricoverata a tredici anni: scatta l’allarme alcol
PORDENONE. Una ragazza di 13 anni è stata ricoverata nel reparto di pediatria dell’ospedale di Pordenone dopo un abuso alcolico.
E' stata trovata in coma etilico martedì pomeriggio in via Bertossi, nel giardino dietro la struttura "Parco 2", che ospita uffici comunali e spazi culturali.
A notarla è stato un ragazzo straniero, che ha allertato il 118. Sui fatti sta ora indagando la polizia per verificare se intorno all'adolescente vi fossero amici che l'hanno abbandonata e se in capo a qualcuno si possa configurare l'ipotesi d'accusa di omissione di soccorso.
E' un fenomeno in crescita, quello degli adolescenti che abusano di alcol e che devono ricorrere alle cure dei sanitari. Ma non è solo un problema di quanto si beve, ma anche di come lo si fa.
Il ricovero. E’ stato disposto martedì pomeriggio quando la ragazzina della provincia è stata trasportata da via Bertossi all’ospedale di Pordenone, al pronto soccorso dove ha dato in escandescenze a causa del suo stato: la ragazza era ubriaca ed è stata sottoposta alle cure del caso. Nel pomeriggio di mercoledì si trovava ancora nel reparto di pediatria in osservazione.
Adolescenti e alcol. Scende l’età del primo bicchiere, si arriva a 12 o 13 anni, e anche della prima sbronza che spesso può portare a dover ricorrere alle cure dei sanitari, anche quelli del pronto soccorso pediatrico. «Purtroppo – afferma il primario del reparto, Roberto Dall’Amico – l’abuso di alcol sta diventando molto frequente tra gli accessi dal pronto soccorso». Di fronte a questo fenomeno l’ospedale di Pordenone ha avviato una raccolta di dati su tutti i casi che sono stati presi in carico per capirne la portata.
Lo scenario. Dall’Amico spiega che il problema non è solo il bere, ma anche il modo. «In passato – spiega – non si rischiava la vita perché si beveva ma si arrivava a un punto che si vomitava, si stava male o ci si addormentava».
Il corpo della persona segnava il limite che adesso può essere superato mischiando l’alcol con gli energy drink, facilmente reperibili in commercio: un mix che porta a sottovalutare il proprio stato di ebbrezza alcolica. «I giovani tendono a bere di più rispetto al passato – prosegue il primario – e utilizzano sistemi per riuscire a controllare gli effetti collaterali dell’alcol e favorire l’ebbrezza».
Questo comporta che si può continuare a bere perché non si sentono gli effetti fino ad avere livelli di alcol oltre la soglia di pericolo. «Bere in questo modo è pericoloso – sottolinea Dall’Amico – e da noi per fortuna non è accaduto, ma in altri posti ha portato a degli esiti irreversibili. Questa è una cosa preoccupante».
La rete. Quando accadono questi episodi si mette in moto la macchina dei servizi sociali e sanitari. «Il nostro sistema è efficiente - conclude il primario Dall’Amico – e se un ragazzino entra con alcolemia alta vengono prese tutte le misure verificando che non abbia anche assunto sostanze, che non abbia subito abusi o valutando la sua situazione». Si attiva quindi la rete dei servizi sociali per verificare se si tratti di un fatto isolato o il segnale di un disagio più profondo.
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