Pordenone, sfamava gratis i poveri nel suo bar: ora è sul lastrico
PORDENONE. Fino a due anni fa era uno dei protagonisti del panorama della solidarietà pordenonese. Da titolare del bar Giulia, in via Piave, era diventato noto per il suo impegno benefico garantendo settimanalmente pasti gratis per i poveri della città, lanciando anche l’iniziativa “Adotta un povero a Natale” accogliendo numerosi bisognosi per un pranzo festivo (gratuito) all’insegna dell’allegria e della generosità.
Adesso, dopo una vita di lavoro, si è ritrovato “dall’altra parte”: ridotto sul lastrico, sfrattato, gravato da un contenzioso con Equitalia che ha ormai superato il milione di euro e nelle ultime settimane gli è stato pignorato anche il conto corrente dove viene depositata la pensione.
É una storia che fa riflettere quella di Albertino Zani, l’ex imprenditore ed esercente pordenonese che a 78 anni, e in condizioni di salute sempre più precarie, si trova ad affrontare il momento più difficile della sua vita. «É vero finché ho potuto ho sempre cercato di aiutare gli altri ma adesso non chiedo nulla a nessuno – premette – e non mi piango addosso anche se non so come tirare avanti.
Dopo un pignoramento immobiliare che era scattato negli scorsi anni e lo sfratto, mi hanno pignorato anche il conto corrente, bloccando gli arretrati dell’Inps e ho fondato timore che da un giorno all’altro anche la mia pensione, meno di 500 euro, venga bloccata. Sogno solo che Equitalia mi lasci in pace.
Rimasto senza casa, per mesi ho vissuto ospite in una cooperativa, poi l’Ater mi ha messo a disposizione un piccolo alloggio ma sono malato e oltre a pagare luce, gas, affitto e alla spesa per mangiare devo anche pagare le medicine. Negli ultimi tempi ho perso 7 chili. La mia ultima speranza è un ricorso che ho presentato per cercare di sbloccare il conto corrente».
Le difficoltà attuali di Zani partono da lontano. All’inizio degli anni ’90 era imprenditore nel settore del gas ed era fallito per non più di 90 milioni di lire pur avendo crediti verso terzi di 540 milioni, che non aveva mai potuto incassare. Poi si era dedicato all’attività edilizia ma a metà del decennio scorso aveva dovuto affrontare le difficoltà della crisi.
Aveva fatto in tempo a costruire anche l’immobile nel quale poi, nel 2007, aveva aperto il bar, con al piano di sopra l’appartamento.
Nel 2009 l’aveva affittato ma poi aveva dovuto risolvere il contratto per morosità mentre intanto continuavano ad accumularsi gli interessi dei crediti pendenti con Equitalia e le tasse arretrate, il tutto legato ancora alle difficoltà affrontate negli anni Novanta: «Ormai siamo arrivati oltre il milione di euro – sospira Albertino –. Gli immobili pignorati sono stati venduti ma l’incasso non è risultato sufficiente. Ecco perché è scattato anche il pignoramento del conto corrente. Lo ripeto, non chiedo niente a nessuno e non piango. Ma come farei a sopravvivere senza pensione?».
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