Pordenone, timbrava il cartellino al collega: condannato

Dovrà pagare una multa di 22 mila e 500 euro. Assolto, invece, il beneficiario del raggiro. Erano dipendenti della società che aveva in appalto la pulizia dei bus Atap

PORDENONE. Il favore a un collega è costato molto caro a un ex dipendente della società Nicolini Gestioni Verona, che all'epoca dei fatti aveva in appalto il servizio di pulizia dei locali e dei bus di Atap, condannato per truffa dal giudice monocratico Eugenio Pergola a tre mesi di reclusione, convertiti in una multa assai salata: 22 mila e 500 euro.

La data del 2 febbraio del 2010 rimarrà probabilmente scolpita nella memoria di Giuseppe Mior, 59 anni, di Casarsa della Delizia.

Proprio quel giorno, infatti, il casarsese ha timbrato il cartellino marcatempo del collega pordenonese Diego Turchet, 53 anni. Inducendo in errore, così il datore di lavoro di entrambi, riguardo alla presenza in ufficio del collega a Pordenone. Questa l’accusa.

Un’ora e trentasei minuti di lavoro guadagnato con il raggiro dal Turchet, per un totale di 10 euro e 35 centesimi al lordo delle tasse: a tanto ammonta l’entità della truffa. Un importo esiguo, ma evidentemente l’episodio ha minato il rapporto di fiducia fra datore di lavoro e dipendenti.

Il trucco, però, è stato scoperto e la vicenda ha avuto un seguito giudiziario, che, cinque anni dopo, è arrivata alla sentenza di primo grado. Atap non ha mai sporto denuncia querela nei loro confronti, in quanto della vicenda si è occupata direttamente la società di cui erano dipendenti, la quale ha soltanto informato Atap di averli sostituiti a seguito di alcune verifiche sul loro operato. I due hanno perso il posto di lavoro.

Entrambi sono stati rinviati a giudizio per truffa in concorso. I due imputati sono stati assistiti dal legale di fiducia Marco Zucchiatti, del foro di Pordenone.

Ma mentre Turchet, in quanto incensurato, ha potuto beneficiare dell’articolo 131 bis, ottenendo l’assoluzione per particolare tenuità del fatto, Mior, invece, che aveva alle spalle un precedente, non ha potuto beneficiare del medesimo istituto, di recente introdotto dal legislatore.

E così è stato condannato dal giudice Pergola a tre mesi di reclusione, con la sospensione condizionale della pena, convertiti nella multa da 22 mila e 500 euro.

Paradossalmente, dunque, il beneficiario della truffa non ha subito conseguenze, mentre il collega che l’aveva “aiutato”, è finito nei guai.

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