Pordenonelegge, dall’anno 1 al compleanno 20: Paolo e Alice raccontano le storie degli angeli custodi

La reunion di tutti i volontari delle passate edizioni all’Enoteca Fvg. Michela Zin: «Il loro segreto è la formazione che precede il festival» 

PORDENONE. In principio furono gli scout. «Tutto nacque da un equivoco – racconta Paolo Pasut –, l’idea era quella di prendere spunto dal Festivaletteratura di Mantova, ma si fece confusione con le maglie blu dei volontari. Si pensò fossero scout e così per il primo Pordenonelegge si decise di chiamare a raccolta tutti gli scout dai 18 ai 21 anni della città».

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Paolo era tra questi e negli anni ha continuato, fino a diventare coordinatore degli angeli: «All’inizio eravamo circa quaranta scout, il secondo anno appena sei. D’altro canto c’erano solo tre location.

Con l’arrivo dello studio DM+B e associati, alla terza edizione del festival, anche il nostro ruolo è cambiato: siamo diventati prima “assistenti di volo” e infine, dalla quarta edizione, “angeli custodi” con le magliette che ci distinguono ancora oggi».

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Il ricordo più bello rimane quello di Andrea Camilleri, che fece visita al festival nel 2002. «Dopo il suo intervento – racconta Paolo –, aveva chiesto di non incontrare il pubblico, perché non se la sentiva. Per accompagnarlo in albergo noi angeli ci siamo tolti le magliette gialle, così da passare inosservati». Per la strada, alla moglie che era con lui ha sussurrato: «Cara, questa sera abbiamo una scorta tutta per noi».

Paolo ha smesso le ali nel 2016, per fare da angelo custode a suo figlio, dopo 17 edizioni “in volo”. 17 come l’età di Alice Pizzo, che quest’anno è stata angelo per la prima volta.

«Vivi il festival in modo diverso – racconta, piena di entusiasmo –, sei protagonista, capisci le dinamiche, hai un contatto diretto con gli autori. Più di ogni altra cosa impari a rapportarti con gli adulti: quando bisogna far rispettare una fila c’è poco da fare, devi essere ferma e severa anche con i più grandi».

Per Alice il momento più bello è stato il finale: «Domenica sera ci siamo riuniti tutti insieme nel chiostro dell’ex convento di San Francesco. C’erano anche gli angeli delle passate edizioni, abbiamo scherzato e ci siamo raccontati storie lunghe vent’anni».

Alla reunion hanno partecipato oltre 200 tra vecchi e nuovi volontari. Per tutti un calice di vino e un rinfresco offerto dalla Regione e dalla Federazione italiana cuochi. «C’era pure la pasta e fagioli, ma gli angeli affamati l’han fatta sparire subito – scherza Michela Zin, direttrice di Fondazione Pnlegge –, ho visto tante vecchie maglie scolorite dal tempo.

Questi giovani rendono unico il nostro festival con i loro sorrisi e la loro professionalità, che non è frutto del caso, ma dei corsi di formazione che precedono Pnlegge». Per diventare angelo, infatti, bisogna superare una selezione.

Ogni anno vengono scelti circa 50 nuovi volontari, che si aggiungono a quelli richiamati dalle precedenti edizioni per un totale di 230 paia d’ali.

Dopo il buffet all’ex convento la festa degli angeli è proseguita come da tradizione sotto la loggia del Municipio. «I capi hanno fatto un discorso, è stato un momento bellissimo – racconta Alice –, si vedeva l’unità del nostro gruppo. Spero di essere qui anche il prossimo anno». —

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