Porto Nogaro perde traffico «Servono subito i dragaggi»

L’attività nel 2021 ha fatto registrare un -3% rispetto all’anno precedente
Francesca Artico



SAN GIORGIO DI NOGARO

Si chiude con una flessione del 3,03% il bilancio dell’attività nello scalo friulano di Porto Nogaro. Il dato si riferisce alla movimentazione merci che nel 2021 ha fatto registrare 1.306.349 tonnellate contro le 1.347.173 tonnellate del 2020.

Dopo un terribile febbraio con un segno meno del 25,27%, l’exploit di giugno che con il suo più 34,07 % ha permesso di recuperare, anche a fronte dei mesi successivi non proprio entusiasmanti. Ed è allarme tra gli operatori: «Rischiamo di perdere anche i clienti storici se non si dragano i fondali portandoli a 7.50 metri contro gli attuali 5.50. Ormai non è più tempo di tergiversare», l’appello che arriva dalle imprese.

Le cause di questa flessione, infatti, non possono essere imputabili solo alla pandemia, ma tirano in ballo l’irrisolta questione dei dragaggi del canale Corno i cui fondali non permettono l’accesso alla banchina Margreth di navi di maggior tonnellaggio (rispetto a quelle che approdano attualmente) costrette ad attraccare allo scalo di Monfalcone e poi a trasportare le merci su gomma nelle aziende dell’Aussa Corno facendo lievitare i costi di trasporto e intasando la Sr 14.

È il presidente della storica Impresa Porto Nogaro (sullo scalo friulano opera anche l’Impresa Midolini), Emanuele Malisan, a spiegare il calo dei traffici, evidenziando che «l’epidemia da Covid-19 ha rappresentato un grave shock per l’economia mondiale. Prima molti Paesi hanno adottato misure di contenimento che hanno inevitabilmente provocato una caduta della domanda con un forte calo della produzione. Poi la successiva ripresa economica ci ha messo difronte a situazioni di difficile controllo: la fiammata dei prezzi energetici e quindi dei noli delle navi, unita all’incremento dei prezzi delle materie prime, ha inciso pesantemente sul mercato e di conseguenza sui nostri traffici. A questa situazione a dir poco critica ma globale, dobbiamo sommare l’annosa vicenda dei dragaggi, problema locale su cui non si può far calare l’attenzione. Da febbraio 2019 lo scalo sta operando con la limitazione del pescaggio fissata a -5,50 metri, subendo anche in questo 2021 gravissimi danni in termini di movimentazione: alcuni traffici sono stati persi, altri hanno subito delle modifiche sostanziali e la cosa che mi preoccupa di più e che rischiamo di perdere quegli storici clienti che oggi, con grande fatica continuano a portare merce a Porto Nogaro». «Colgo l’occasione – conclude Malisan – di ribadire la necessità di un rapido sblocco di questa situazione, onde evitare che Porto Nogaro venga progressivamente “abbandonato” a favore di altri scali con ricadute nefaste per tutto il territorio. Ribadisco la mia fiducia all’amministrazione regionale e a tutte le autorità competenti e mi auguro che quello che è appena iniziato, sia ricordato come l’anno della svolta».

Lo scalo di Porto Nogaro, unico della provincia di Udine, è la più grande azienda dell’Aussa Corno, occupando tra imprese portuali, case di spedizione, agenzie marittime, Dogana, Capitaneria di Porto, pratici locali (piloti) e addetti ai rimorchiatori, circa 450 addetti a cui si aggiungono i circa mille dell’indotto. —



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