Positivo al virus alle Canarie, imprenditore muore a 80 anni

Gino Simonin fondò la Mabar, che produceva costumi per Carnevale. Da pensionato trascorreva l’inverno in Spagna

LATISANA. È morto a Puerto Rico di Gran Canaria, l’imprenditore latisanese Gino Simonin, nella località turistica spagnola dove, da vent’anni, trascorreva i mesi autunnali e invernali con la moglie Lina, e dove ha contratto il Covid-19.

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Gino Simonin, 80 anni, si trovava nell’isola spagnola dalla fine di ottobre insieme alla moglie Lina, al nipote Emanuele e alla compagna di lui Verdiana, e alla partenza tutti stavano bene. Una quindicina di giorni fa l’imprenditore aveva accusato i sintomi del visrus, era stato sottoposto al test che aveva dato risultato positivo. Era stato ricoverato in ospedale, ma le sue condizioni sono andate via via aggravandosi fino al decesso. Anche gli altri familiari sono risultati positivi al test e si trovano in isolamento nella località spagnola. L’imprenditore lascia la moglie Lina, le figlie Daniele e Francesca, il genero Paolo e il nipote Emanuele con la compagna Verdiana.

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Come racconta la famiglia difficile stabilire la data dei funerali: solo quando tutti saranno dichiarati guariti, faranno ritorno in Italia con la salma del loro caro Gino, e solo allora verranno celebrate le esequie. Oggi alle 18 nel Duomo di Latisana verrà recitato il Santo Rosario in suffragio.

Gino Simonin con la moglie Lina, era stato un importante imprenditore: con il marchio “Mabar” produceva nello stabilimento di Latisana costumi per Carnevale. Un’attività, fondata dalla moglie, alla quale lui aveva dato il suo personale contributo, che era si era rivelato un successo dando lavoro fino a cinquanta dipendenti. A inizio anni 2000 era andato in pensione, chiudendo l’attività dopo aver venduto il marchio a una ditta americana. Da allora l’abitudine di godersi un periodo all’anno ospite delle isole Canarie.

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Come raccontano i famigliari, Gino Simonin era una persona semplice e riservata, come del resto tutta la famiglia, ciò però non gli impediva di essere presente per i bisogni della cittadina in cui viveva, e della frazione di Paludo, ma anche di quelli della chiesa. «A volte poteva sembrare burbero – ricordano – ma era di animo buono. Insieme alla moglie, ha dato lavoro a tanta gente, e tante famiglie hanno potuto avere una vita serena grazie alla sua azineda. Ci teneva a dire che era di Paludo e di Latisana, ma amava la discrezione, in quello che faceva per la sua comunità e per la gente che lavorava per lui».


 

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