Posti di lavoro alla Base di Aviano: italiani ridotti all’osso

AVIANO. Militari in pensione e coniugi di militari al seguito hanno diritto a lavorare nella Base di Aviano? Secondo i sindacati Cisl e Uil no.
Così, per cercare di risolvere una situazione via via più penalizzante, per i dipendenti italiani, si sono rivolti a Prefettura, Questura, politici (non da ultimo, il governatore Fedriga) e ispettorato del lavoro, locale e nazionale. Senza risolvere nulla. Intanto cala progressivamente il numero dei lavoratori civili italiani in Base.
«Prefettura e Questura hanno confermato le nostre ragioni, ma in Base fanno quel che vogliono – ha affermato Eugenio Sabelli della Cisl –. Il nostro quesito è stato posto ai ministeri di esteri, lavoro e giustizia, così come all’ispettorato del lavoro, ma nessuna risposta». Il 21 maggio scorso è stato anche presentato un esposto in Procura.
I numeri dicono che negli ultimi 15 anni sono stati persi 137 posti di lavoro, nel personale italiano, passato da 855 effettivi nel 2003 a 718 oggi. E ciò nonostante l’aumento esponenziale della forza militare americana impiegata in Base. «Secondo le nostre stime – hanno aggiunto i sindacati – agli oltre 130 posti persi se ne devono sommare altri 300, andati a chi non è titolato. Riteniamo che circa 400 lavoratori civili in base siano illegittimi. Quelli americani, civili, sono 542, di cui autorizzati 153. E gli altri? ».
A rammaricare ulteriormente i sindacati l’assenza delle forze politiche, tranne il Movimento Cinque Stelle, che ieri ha partecipato all’incontro con la stampa con il consigliere comunale di Maniago Antonio Iracà, che ha riferito di avere contatti quotidiani con il senatore Patuanelli, impegnato in prima persona sulla questione, e di aver inviato la documentazione al Ministro Di Maio.
«Nella sostanza, dal comando italiano non c’è nessuna risposta, nonostante dal trattato bilaterale emerga che il comandante italiano abbia piena giurisdizione sulla Base americana – ha proseguito Sabelli –. Gli aumenti della componente operativa e del relativo supporto devono essere autorizzati dalla autorità militari italiane. Succede questo? ».
«Non riusciamo a capire – ha aggiunto Angelo Zaccaria della Uil – a quale titolo i militari americani in pensione rimangano sul suolo italiano. Sono clandestini o no? Nessuno ci risponde. Ci sentiamo offesi come cittadini italiani».
I sindacati promuoveranno presto un’assemblea con i lavoratori e organizzeranno proteste davanti alla Prefettura «perché non siamo disposti ad accettare supinamente quel che sta accadendo» in una situazione che si ripete da anni.
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