Postina uccisa dall'auto di servizio: voleva tornare in Sicilia per stare con i suoi figli

Daniela Lupo aveva lasciato 7 anni fa l’isola per lavorare a Sacile. Spesso rientrava a Palermo per abbracciare la famiglia

Da Sacile a Palermo sono 1.500 chilometri. Oltre ai tempi di trasferimento e d’imbarco, serve più di un’ora e mezzo di volo dagli aeroporti di Treviso e Venezia per raggiungere lo scalo aereo di Palermo Punta Raisi, intitolato ai giudici Falcone e Borsellino. Quante volte Daniela Lupo, 53 anni, palermitana, dal 2010 operatrice di Poste italiane a Sacile, ha dovuto prendere l’aereo per poter abbracciare il marito e i suoi tre figli, il più giovane ventenne. Il conto, probabilmente, lei non lo aveva mai tenuto, nei sette anni di lavoro esemplare al centro smistamento della corrispondenza in riva al Livenza. Consegnando lettere e quant’altro in tutti i centri del Sacilese, Daniela era felice di lavorare alle Poste. Lo era stata sin dal primo momento, sin da quando, vinto il concorso, si era trasferita in Friuli Venezia Giulia. Con il trascorrere del tempo aveva chiesto e richiesto, senza successo, di avvicinarsi a casa. Adesso, l’ultimo viaggio lo faranno il marito e i figli per riportare Daniela a Palermo, e non ci sarà più ritorno a Sacile.

L’incidente mortale. Daniela non poteva immaginare che lunedì scorso le sarebbe diventata fatale la consegna di una raccomandata, per la precisione l’ultimo avviso di mancato recapito della stessa in via Cansiglio a Sarone, all’inizio di una piccola salita, dove Daniela Lupo era scesa dall’auto, probabilmente senza tirare il freno a mano. La Fiat Panda di Poste italiane si è mossa prendendo velocità e schiacciandola sul muro della casa. Per ore nessuno si è accorto che Daniela era morta. I colleghi di lavoro, non vedendola rientrare in sede – lei era sempre puntuale –, intorno alle 15.30 hanno allertato i carabinieri.

Sul posto sono accorsi i sanitari del 118 e il medico legale per constatare il decesso, carabinieri e vigili del fuoco per i rilievi che impone la legge. I colleghi, tanti, pur facendosi forza, non riuscivano a trattenere emozione e lacrime. Insieme con la commozione, altrettanto unanimi emergono ricordi e stima per Daniela Lupo fra coloro che hanno avuto modo di conoscerla, alcuni dei quali abitano proprio in quel dedalo di viuzze, salite e rampe che caratterizza Sarone di Caneva.

Il ricordo. «Daniela Lupo – sostengono i colleghi – consegnava la posta con una rapidità inconsueta, poi, rientrata a Sacile, al centro di smistamento della corrispondenza, sempre con spirito di iniziativa cercava in ogni modo di rendersi utile, aiutando gli altri». Da un bel po’ di tempo il suo possibile trasferimento in Sicilia, se non a Palermo, almeno vicino casa, era diventato un argomento di conversazione fra coloro che la conoscevano. «Le avevamo chiesto notizie sulla sua possibile partenza da Sacile, dopo sette anni di servizio – affermano alcune colleghe –, anche il giorno prima della tragedia, ma Daniela ci aveva risposto con una metafora, dicendo che, per ora, non vedeva alcuna luce in fondo al tunnel».

Adesso i tanti colleghi che la conoscevano andranno a renderle omaggio all’obitorio dell’ospedale di Pordenone, dove la salma è ora a disposizione della Procura della repubblica per le indagini sul decesso, mentre l’auto delle Poste è stata posta sotto sequestro. Non si sa fra quanto tempo i magistrati firmeranno il nulla osta per le esequie di Daniela Lupo che dovrebbero essere celebrate a Palermo.

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