Povertà, il vescovo di Pordenone chiama a raccolta imprenditori e banche

Lunedì vertice in curia per ricostituire il fondo diocesano di solidarietà: l’anno scorso aiutate centinaia di persone

PORDENONE. Sos povertà? Il vescovo bussa alla porta delle categorie economiche e delle banche del territorio.

Lunedì, alle 19, nell’auditorium del Centro diocesano di Attività pastorali, monsignor Giuseppe Pellegrini ha chiamato a raccolta i rappresentanti di Unindustria, Confesercenti, Associazione Commercianti, Unione Artigiani, Confcooperative, Bcc Pordenonese, FriulAdria Crédit Agricole, Mediocredito del Friuli Venezia Giulia, FriulOvest Banca e Fondazione Crup per invitarli a diventare partner nella costituzione del Fondo diocesano di solidarietà, uno strumento che – attraverso prestiti e una rete fitta di volontari e personale che gravita nelle parrocchie – è riuscito a intercettare molti casi di povertà che non transitano per i servizi sociali o i canali abituali.

L’importanza dello strumento – nato nel 2009 con l’allora vescovo Poletto e finanziato in prima battuta attraverso “un’autotassazione” dei sacerdoti – è stata ricordata in occasione del bilancio annuale del centro d’ascolto della Caritas diocesana.

I dati fanno riflettere: 594 persone le persone ascoltate, segnalate dai parroci o dai volontari delle Caritas parrocchiali o foraniali, e 442 quelle che hanno potuto usufruire del fondo almeno una volta, per un totale di 396 mila 178,81 euro impegnati. Ma quella che quattro anni fa sembrava una crisi destinata a rientrare oggi appare strutturale, una frattura con il passato che imporrà una revisione dei modelli e degli stili di vita. Nel frattempo continua lo sgretolamento delle realtà familiari e individuali di tante persone, che precipitano in povertà e non sanno come uscirne.

Il fondo, già rifinanziato dopo un anno, ha bisogno di nuovi canali, non può permettersi di operare solo con i canali tradizionali. «E’ un momento difficilissimo per tutti ma è in questi momenti – analizza il presidente di Unindustria, Michelangelo Agrusti – che chi ha di più deve dare di più. Noi siamo pronti a recepire l’invito del vescovo e a farci promotori attraverso l’associazione del suo messaggio. Credo che il messaggio del vescovo non sia rivolto tanto alle istituzioni quanto alle persone che in questo momento le rappresentano».

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