Pozzo cede Freud alla Bosch:«Garanzie per i 600 lavoratori»

Giampaolo Pozzo ha venduto il 100% della Freud holding industriale al gruppo Bosch. Il gruppo tedesco si è impegnato a mantenere il posto di lavoro ai 600 dipendenti occupati negli stabilimento di Udine, Fagagna, Martignacco, Tavagnacco e Colloredo e a non delocalizzare per i prossimi 10 anni. Alla Pozzo Spa resta il controllo della spagnola Casals.
di Renato D’Argenio

UDINE.
Giampaolo Pozzo ha venduto il 100% della Freud holding industriale al gruppo Bosch. L’importo resta segreto «per espressa clausola contrattuale voluta dal gruppo tedesco, che si è impegnata a mantenere il posto di lavoro ai 600 dipendenti occupati negli stabilimento di Udine, Fagagna, Martignacco, Tavagnacco e Colloredo e a non delocalizzare per i prossimi 10 anni. L’accordo prevede – da gennaio – la cessione ai tedeschi del controllo di una parte delle attività delle società controllate dalla famiglia Pozzo e cioè della Freud holding che comprende la Freud Produzioni Industriali spa, Freud America Inc che controlla la Freud Canada, la Freud Cina e di tutte le società estere attive nel segmento della commercializzazione degli accessori a marchio Freud. Alla Pozzo spa resta il controllo della spagnola Casals.


«Il ramo industriale e commerciale del gruppo Freud ceduto a Robert Bosch – ha spiegato ieri il presidente Giampaolo Pozzo –, pur rappresentando soltanto una parte del complesso delle attività del gruppo e della mia famiglia, ha dato e continuerà a dare lavoro a circa 600 persone e l’impegno condiviso con Robert Bosch è quello di mantenere inalterato l’intero comparto occupazionale. Non solo: attraverso le sinergie dell’intero gruppo tedesco, la sua rete commerciale e la sua forza industriale i lavoratori potrebbero crescere nei prossimi anni. Abbiamo anche messo nero su bianco che, per minimo 10 anni, non saranno considerate possibili delocalizzazioni. Insomma – ha scherzato il paron dell’Udinese – se con la squadra di calcio diamo qualche pensiero, in questo caso abbiamo garantito tranquillità a 600 famiglie».


Ma cosa c’è dietro la vendita della Freud? «Nessun problema economico – mette in chiaro il presidente –. Il gruppo Freud non ha “pagato” la crisi che sta investendo i mercati mondiali, “protetto” da una decina di brevetti industriali. Il fatturato si attesta sui 100 milioni annui, ma devo riconoscere che il futuro nell’area dell’euro non è proprio florido: la politica monetaria non ci aiuta. Detto questo – ha spiegato Pozzo –, il motivo vero è che la mia famiglia aveva la necessità di ridurre i propri impegni anche se devo riconoscere che questa operazione, sotto il profilo sentimentale, non è facile. Abbiamo venduto l’azienda fondata da mio nonno nel 1910, poi gestita da mio padre e quindi da me e i miei fratelli Gianfranco, il tecnico, e Giancarlo, il commerciale. Nel 2003 ho rilevato il 100% della Freud, acquistando le quote di mio fratello Gianfranco. Ora, i miei impegni, e quelli di mio figlio, all’estero, quella di mia figlia a Milano ci impediscono di essere presenti ovunque. Ci serviva però un gruppo all’altezza e serio; non il solito fondo pronto a mettere a segno l’operazione finanziaria. Ci serviva – continua Pozzo – un “addetto ai lavori” capace di gestire e far crescere la nostra società. La Bosch è tutto questo».


Giampaolo e Gino Pozzo resteranno nei prossimi tre anni nel consiglio d’amministrazione: «la vendita non influirà minimamente sulla gestione dell’Udinese calcio. Anzi, avremo più tempo per seguire i nostri giocatori».

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