Precari, i senza lavoro in coda sin dall’alba

Pordenone, ore 6.30: al centro impiego scatta la carica di chi non ha più un contratto. Una mattinata di problemi e speranze vissuta coi “dannati” della scuola

PORDENONE. Ore 6.30 di ieri: al Bronx sono già in fila decine di precari della scuola pordenonese. Bidelli, professori, maestre con il contratto scaduto il 30 giugno e l’affanno della corsa contro il tempo, per “postare” on line la domanda di disoccupazione. Quella che serve a tamponare un’estate senza lavoro, in attesa delle supplenze 2013-2014, a scuola.

«Si chiama dichiarazione di disponibilità – è la “carta” che serve a Michele Campagnolo e altri 500 stagionali nel pianeta istruzione -. L’indennità di disoccupazione ordinaria va presentata entro sette giorni giorni dal licenziamento». Non è finita.

«La seconda fila sarà nelle sedi sindacali Inca – continua Campagnolo, precario da circa 8 anni -. Ci siamo organizzati con biglietti numerati elimina-code. Il centro per l’impiego non li fornisce fuori dall’ufficio, che apre alle 9».

La meta. I disoccupati preparano le carte per scongiurare ritardi nell’incasso: il 60 per cento per 180 giorni. Il bonus verrà corrisposto ogni 30 giorni per un massimo di 8 mesi. Si interrompe, è ovvio, con un nuovo contratto-supplenza. Qualche operaio, pochi immigrati e tanti over40, in fila per qualche ora.

«Contratto interinale scaduto nel settore gomma-plastica industriale – ha detto Roberto Segato, confrontandosi con gli amici precari della scuola -. A 50 anni suonati, non è il massimo stare con il lavoro a fisarmonica». Tra i più giovani, Umberto Martone: «Insegno informatica – ha raccontato – e spero nella stabilità. Magari ci fosse un altro modo per inoltrare la domanda di disoccupazione: on line per abbattere tempo perso e nervosismi».

A scuola è dura. Conta il 20 per cento di precari, in cattedra e qualche percentuale aggiunta nelle bidellerie. «Siamo alle solite – ha riassunto Angela Chiddemi, precaria storica -. Il part-time a scuola non fa sbarcare il lunario e ci sono sempre meno contratti annuali. Dopo una vita al lavoro nello Stato, abbiamo diritto alla garanzia di stabilità».

Chiedono lavoro e dignità: «Non è piacevole la “routine” annuale di essere assunti-licenziati – si è unito al coro Nicolò Di Gregori, collaboratore nell’istruzione provinciale -. Non ci sono state assunzioni in ruolo per il settore Ata nel 2012». I licenziamenti di giugno e la scadenza degli ammortizzatori sociali ingolfano i centri per l’impiego di mezza provincia, con punte nel Bronx.

Flussi non-stop che misurano il polso alla crisi in provincia: 20 anni medi di precariato per sistemarsi a scuola, quando va bene. L’alternativa? «Ci sono i contratti di contabile aziendale per un paio di mesi – dicono agli sportelli Flcgil e Cgil in via San Valentino, dove si snoda la seconda fila -. Oppure per factotum, giardinieri o commessi».

Il veterano. La disoccupazione coprirà con un salario-tampone un paio di mesi. «Non lasciateci disoccupati – ha incrociato le dita Antonio Chiumiento -. Sono il decano dei precari, a 64 anni e mi si prospetta, a settembre, un altro anno di supplenze in economia aziendale, a Udine».

E’ andato al concreto, il docente ufologo: non ci sono cattedre vacanti nel Pordenonese. Un altro problema senza soluzioni è quello dei supplenti di matematica finanziaria-applicata: posti zero. «Il pigia pigia dei disoccupati è un rito annuale – ha proseguito Chiumiento -. Ma è umiliante e ci sentiamo amareggiati, dopo tanti anni di servizio nella scuola di Stato».

Lui ha la carta-fedeltà: «Ormai sono quasi 35 anni passati a insegnare. E’ un bel mestiere, ma quanti anni di sofferenza costa?».

Poi le parole finiscono e si passa al concreto. Alle domande on line per incassare la disoccupazione ordinaria. Un passo alla volta. Con un misto di tristezza e speranza.

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