Premio Piolets d’Or 2024 all’alpinista Nives Meroi: è la prima donna a riceverlo

La scalatrice inaugura la sezione femminile che sarà celebrata ogni anno. «Lo stile, sintesi di etica ed estetica, è l’unico modo di andare in montagna»

Melania Lunazzi
Da sinistra: Benet, Nemela, Berthod, Meroi e Manolo (foto Piolets d’Or/ Piotr Drożdż)
Da sinistra: Benet, Nemela, Berthod, Meroi e Manolo (foto Piolets d’Or/ Piotr Drożdż)

«Lo stile? è la sintesi di etica ed estetica». Così l’alpinista tarvisiana Nives Meroi ha risposto alla domanda di Christian Trommsdorf, presidente del Groupe de Haute Montagne e organizzatore del Piolets d’Or, durante la cerimonia di premiazione dei Piolets d’Or 2024 tenutasi il 10 dicembre a San Martino di Castrozza (Trento).

I Piolets d’Or, letteralmente “piccozze d’oro”, perché il premio consisteva in origine in una piccozza dorata, sono i prestigiosi riconoscimenti internazionali che ogni anno vengono consegnati agli alpinisti che a livello mondiale si sono distinti per una loro impresa, dove lo stile ha la precedenza sul raggiungimento dell’obiettivo a tutti i costi e rispecchia preziosi messaggi etici sulle pratiche alpinistiche condotte.

La novità dell’edizione 2024 è proprio il premio consegnato a Meroi, che è la prima al mondo a ricevere la menzione speciale per l’alpinismo femminile, inaugurando una sezione dei Piolets d’Or che verrà onorata ogni anno.

«Lo stile dovrebbe essere l’unico modo di andare in montagna, ciascuno con le proprie capacità – ha aggiunto la Meroi –, infatti io e Romano, dato che il 99 per cento delle salite le abbiamo fatte insieme, abbiamo sempre cercato un confronto onesto con la montagna e noi stessi, muovendoci nella maniera più leggera ed essenziale possibile».

Durante la presentazione è stato sottolineato come Meroi e Benet abbiamo sempre affrontato le loro salite senza l’impiego di ossigeno supplementare e in puro stile alpino, ovvero senza l’ausilio di portatori d’alta quota; è stato ricordato il valore della rinuncia di Meroi a raggiungere la vetta del Kangchenjunga nel 2009 per il malessere di Benet, poi rivelatosi una malattia che li ha tenuti entrambi lontani dagli Ottomila per tre anni; è stato anche rimarcato come i due coniugi abbiano continuato a cercare l’avventura pura dopo aver completato i quattordici Ottomila, con spedizioni autonome su difficili Settemila in Himalaya e accettando il valore della rinuncia.

Nel 2023 l’ultimo successo sul Kabru IV (7.314 metri) e nel 2024 l’ultimo tentativo allo Yalung Peak (7.590 metri) con ritirata a circa 6.000 metri per condizioni troppo pericolose.

«Ci piace cercare avventure – ha commentato Nives – dove la bellezza dell’esplorazione è inversamente proporzionale alla possibilità di successo: una cosa importante e bella che insegna la montagna, è proprio accettare il fallimento senza scoraggiarsi. Saper rinunciare è fondamentale. Non a caso mi sono definita le montagne che non ho scalato».

Meroi, accolta sul palco assieme a Benet da Mara Nemela (direttrice Fondazione Dolomiti Unesc) e dalla guida alpina Nicole Berthod, con grandi applausi e immenso affetto dal pubblico internazionale dei Piolets d’Or, ha ricevuto il premio dalle mani di Manolo e ha commentato con queste parole il riconoscimento “di genere”: «Tra uomo e donna si è ormai visto che nell’arrampicata c’è la parità assoluta».

«Certo, nell’alpinismo la differenza è dovuta alla diversa struttura fisica tra i sessi: però noi donne compensiamo con altre capacità e qualità. È importate cercare di non imitare l’alpinismo maschile, ma trovare la nostra strada, che non è né superiore né inferiore a quella di un uomo, ma semplicemente diversa», ha concluso Meroi.

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