Prestava la sua opera alla I.M. per conto di una cooperativa

BUDOIA. Jurica Pintar lavorava alla I.M. di Budoia per conto della Metalvar Italia, cooperativa con sede a Codroipo. Diversi degli operai impiegati nella fabbrica di Budoia fanno riferimento a tale realtà, che si occupa di lavori di alesatura, tornitura, fresatura, lappatura, livellatura, rettifica, molatura, saldatura, taglio, giunzione, lucidatura di pezzi in metallo e taglio su metalli per mezzo di raggi laser. Una cooperativa, evidentemente, con sedi in diversi Paesi, visto che a un numero di telefono aziendale risponde un uomo in inglese, il quale fornisce un altro contatto, del responsabile della filiale italiana. Quest’ultimo cellulare, però, è spento: impossibile, quindi, raccogliere dai titolari un ricordo del 25enne croato che ieri mattina ha perso la vita a Budoia.
Anche nel Friuli occidentale, in ogni caso, è sempre più frequente il ricorso da parte delle aziende a lavoratori dipendenti di cooperative. La I.M., aperta nel 1998, è specializzata in carpenteria metallica pesante, un lavoro particolarmente duro e stancante. Jurica si impegnava, nel Pordenonese era arrivato lo scorso dicembre, dopo essere stato assunto dalla Metalvar. Quell’impiego deve essergli sembrata un’opportunità da non perdere, un orizzonte da percorrere con forza e passione per dare forma al suo futuro. Invece, quel lavoro si è rivelato fatale, in una mattina di fine inverno dalle sembianze cupe e tetre.
La tragedia è avvenuta poco dopo le 10, un lunedì mattina, giorno di ripresa dell’attività lavorativa dopo la pausa del fine settimana. Il ragazzo croato era al suo posto, al lavoro, dopo aver trascorso gli ultimi giorni liberi e spensierati della sua troppo breve esistenza. Lo sgomento è il sentimento principale, quando si entra in contatto con simili accadimenti della vita, e non potrebbe essere altrimenti. —
M.P.
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