Profilo Facebook per dividere Teresa e Trifone

Fidanzati uccisi a Pordenone , il procuratore Martani: «Dietro quei messaggi una grandissima ostilità». L’avvocato Rigoni Stern: «L’iPhone di Ruotolo è un libro aperto»

PORDENONE. La chiave del movente è racchiusa, per gli inquirenti, nel profilo Facebook anonimo. Perché dietro quel nickname sul social network si celava un astio fortissimo nei confronti delle due vittime del duplice omicidio di via Interna.

È dall’account di Teresa Costanza che gli inquirenti hanno scoperto i messaggi intrisi di acredine in cui qualcuno, nascosto dietro un’identità fasulla, sparlava del suo fidanzato Trifone Ragone. Così si è aperta una svolta nell’inchiesta.

«Quel profilo – ha sottolineato il procuratore Marco Martani – è stato creato apposta per interferire nel rapporto fra Teresa e Trifone. Sono in corso accertamenti per verificare chi l’abbia aperto e chi lo abbia utilizzato. Potrebbe essere interessante, qualora fosse dimostrato il collegamento con l’indagato Giosuè Ruotolo, per ricostruire la reale natura dei sentimenti di Ruotolo nei confronti di Teresa e Trifone. Se il profilo fosse stato creato e utilizzato da Giosè, saremmo di fronte a una grandissima manifestazione di ostilità».

Il profilo è stato aperto a maggio del 2014 e utilizzato da più persone per una manciata di giorni, ma non in modo sporadico. Teresa e Trifone sapevano chi si nascondeva dietro quei messaggi? «Stiamo verificando», ha risposto Martani.

La chiusura delle indagini non è, invece, imminente. «Vi sono ancora aspetti da scandagliare e l’assunzione di informazioni non è ancora conclusa: sicuramente i tempi non saranno brevissimi», ha puntualizzato il procuratore.

«Nessuna richiesta di misura cautelare è stata mai presentata al gip – ha confermato Martani –. Peraltro non è un dogma che a un’iscrizione per omicidio debba conseguire un arresto, ma nemmeno che non lo sia mai. Quando emergeranno esigenze di custodia cautelare provvederemo. L’indagine è ancora in fieri».

Dal canto suo l’avvocato Roberto Rigoni Stern, difensore di Giosuè Ruotolo ha precisato di non conoscere il contenuto del profilo, ma di sapere solo che non si tratta di «elementi che possano assurgere a movente di un fatto così tragico. Stiamo attendendo gli esiti dell’accertamento del Ros, ma sono convinto che ancora una volta si tratterà di un fuoco di paglia, perché non avremo modo di dare alcuna giustificazione a un fatto così grave che si vuole in questo momento attribuire a Ruotolo. Il mio assistito è sereno e fiducioso».

Il legale ha aggiunto che da oltre un anno non c’erano più contatti fra Giosuè e Trifone e Teresa, né vi era «alcuna ragione perché si manifestassero dissapori, screzi o malanimi». Fatto dimostrabile, secondo Rigoni Stern, perché «Giosuè non cancellava nessun messaggio o chat dal suo cellulare: il suo iPhone è un libro aperto e credo che possa fornire tutte le informazioni utili per chiarire la sua posizione».

Quanto all’imputazione alternativa per istigazione o favoreggiamento a carico della fidanzata di Ruotolo, Rosaria Patrone, Rigoni Stern la definisce inusuale e rimarca come il delitto dell’istigazione sia uno dei reati più complessi dasostenere per l’accusa perché richiede una prova della coartazione psicologica, «che allo stato nessuno può dimostrare perché non vi è nemmeno la certezza che sia Ruotolo l’autore del duplice omicidio. Cosa che escludiamo categoricamente».

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