Profughi a Casiacco, il sindaco non ci sta

Vito d'Asio, Gerometta: «Un dovere accogliere chi fugge da fame e guerra, ma qui non ci sono prospettive per questi dieci ragazzi»

VITO D’ASIO. Sono arrivati in sordina, senza dare troppo nell’occhio, ospiti di un privato che, accogliendo la proposta della Prefettura di Pordenone, ha messo a loro disposizione una abitazione bifamiliare di proprietà situata a Casiacco. Da qualche giorno anche in Val d’Arzino ci sono i profughi.

A darne notizia è il sindaco di Vito d’Asio, Pietro Gerometta, per la verità poco entusiasta della prospettiva, fermo restando, chiarisce, «che è un dovere giuridico e morale accogliere chi fugge dalla fame e dalla guerra e dargli una nuova opportunità».

«Il dubbio che ho – afferma il primo cittadino del Comune della Val d’Arzino – è sulle prospettive che questi ragazzi, tutti giovani maschi, possono avere qui, in un piccolo comune come il nostro che, da località montana, ha già non poche difficoltà con l’amministrazione ordinaria».

A destare più di qualche perplessità nello stesso Gerometta è la provenienza dei dieci ospiti.

«Per quanto ci è stato riferito dalla cooperativa che ne gestisce l’accoglienza, l’Acli, si tratta di ragazzi provenienti da Afghanistan, Pakistan e uno addirittura dall’Arabia Saudita. A parte il fatto che trovo sia malcostume che il sindaco o comunque le istituzioni locali siano le ultime a sapere dell’arrivo di queste persone, e a fatto compiuto, con tutto il rispetto, mi chiedo da quale guerra stia scappando un richiedente asilo che proviene dall’Arabia Saudita, uno dei Paesi più ricchi al mondo. E ben poco mi risulta c’entri anche il Pakistan. Mi sembra, e non credo di dire una follia, che ci siano zone d’Italia dove si spari di più che in Arabia Saudita o nel Pakistan stesso».

E prosegue: «Sinceramente, comprendo le ragioni di chi ha abitazioni sfitte e, cogliendo l’occasione, vuole monetizzare, ma francamente mi chiedo quale tipo di accoglienza si possa offrire in un paesino di 200 abitanti come Casiacco che non ha nemmeno un negozio di alimentari e ha un solo bar. Qui sono già carenti i servizi per chi ci vive da sempre, figuriamoci per chi, venendo da fuori, corre il rischio, visti i tempi biblici che intercorrono fra la richiesta d’asilo e la sua concessione, di restarci per i prossimi due-tre anni. Ho chiesto alla presidente della nostra squadra di calcio (l’Asd Arzino di cui è presidente la giovane Anna Gerometta) di dare loro la possibilità di accedere al campo sportivo per poter tirare quattro calci a un pallone, altrimenti davvero per questi ragazzi qui c’è ben poco da fare, non potendoli nemmeno utilizzare per fare lavoretti, anche piccole manutenzioni che potrebbero comunque dare loro l’opportunità di integrarsi, almeno un minimo, in una comunità che non è assolutamente ostile, ma che fa fatica a comprendere la ragione della loro presenza», conclude Gerometta.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Argomenti:immigrazione

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto