Profughi, materassi e rifiuti per le strade di Udine: ancora proteste

UDINE. Ancora proteste per i profughi in strada e monta la polemica sulla sporcizia e sul degrado di alcune strutture occupate abusivamente. È il caso, nuovamente, del cimitero di San Vito, dove da ormai diversi mesi i richiedenti asilo – con in tasca il permesso di soggiorno, ma senza una casa e un lavoro – passano la notte (e spesso anche il giorno) nell’ex chiosco dei fiori.
A un mese di distanza dal precedente servizio pubblicato sulle pagine del Messaggero Veneto, nulla è cambiato: i profughi continuano a dormire in via Martini su tappeti, materassi, brandine, nelle tende, mentre, nel frattempo, le siepi sono state tagliate, così da rendere ancora più visibile la sporcizia che circonda il luogo.
Le segnalazioni da parte dei cittadini non si contano, indignati per il degrado al quale sono costretti ad assistere a due passi dal camposanto e l’ultimo sfogo è quello di una residente, che ha inviato una lettera al Messaggero Veneto per esprimere la propria rabbia e il proprio rammarico dinanzi alla poca incisività delle forze di polizia.
«Passeggiavo in via Martini e mi sono imbattuta nell’immagine dei profughi che nel chiosco di fiori abbandonato dormono beatamente su dei materassi poggiati sul terreno, senza curarsi minimamente della gente che passa – racconta Raffaella Clocchiatti –. Sono indignata che una cittadina come me, che paga da tutta la vita le tasse, debba vedere un tale spettacolo. Ma soprattutto sono ancora più indignata dalla sporcizia tra vestiti arrotolati, lattine, sacchetti e bottiglie di plastica che si trovano dietro alla baracca».
La residente, che si chiede per quale motivo i vigili non intervengano sistematicamente per sgomberare l’area e perché gli stessi richiedenti asilo almeno non si mantengano pulito lo spazio in cui vivono, non accetta nemmeno il comportamento degli altri cittadini che di fronte a questa situazione se ne infischiano e non reagiscono.
«Se ne stanno inermi e indifferenti – osserva – e potrebbe il sindaco ospitare i profughi a casa sua, piuttosto che vedere certi spettacoli su una pubblica via». Ieri mattina, verso le 10.30, alcuni richiedenti asilo erano ancora immersi nel sonno: uno all’interno di una tenda sotto la tettoia, un altro completamente avviluppato in un lenzuolo bianco e un terzo ragazzo, assieme alla fidanzata, all’interno del chiosco dei fiori. Intorno ci sono tappeti, scarpe, calzini buttati a terra e bottiglie di plastica.
La gente passa e scuote la testa, commenta con qualche frase di disprezzo, rassegnata dinanzi a una situazione che ormai si perpetua da molti mesi. Quel che colpisce di più, però, è la montagna di spazzatura che spunta dietro alla baracca, ancora più visibile dopo che le siepi sono state tagliate. Coperte, vestiti, e altri stracci, plastica, rifiuti, cartoni e sacchi delle immondizie tutti accatastati. Una montagna di sporcizia che nessuno, da tempo, pulisce. I tre richiedenti asilo si svegliano e scambiano qualche chiacchiera.
L’italiano un po’ lo masticano e, alcuni di loro, raccontano di essere in possesso del permesso di soggiorno da due, tre anni, ma non trovano lavoro. Raccontano di arrivare dall’Afghanistan – alcuni – di essere (al momento) in cinque ogni sera a dormire e di essere stati cacciati più volte.
«Ci mandano via e andiamo al parco Moretti e poi torniamo: dove dobbiamo andare – sottolinea uno dei ragazzi –, non abbiamo un’abitazione. Anche dietro alla stazione è vicino all’ospedale Gervasutta, in alcune case abbandonate, dormono altri profughi». La sporcizia, riferiscono, c’era prima del loro arrivo: «Quando hanno tagliato le siepi, due settimane fa, non hanno pulito – precisa ancora uno dei ragazzi –, ci hanno detto che lo faranno quando passeranno a raccogliere le foglie e i rami che hanno lasciato».
Un paio di giorni fa il prefetto Vittorio Zappalorto aveva richiamato l’attenzione dell’amministrazione comunale che, attraverso la polizia locale, dovrebbe essere più incisivo sul territorio. Lo stesso sindaco Furio Honsell, nel ribadire la necessità di sgomberare le aree occupate abusivamente dai richiedenti asilo, continua a puntare il dito contro un vuoto normativo che non consente di trasferire le persone uscite dall’accoglienza. Un pasticcio.
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