Pronipote del Duce denunciato per la scritta inneggiante al fascismo

PONTEBBA. Concluse le indagini, dopo poco più di due mesi dalla comparsa di una scritta inneggiante al fascismo sulla facciata d’ex canonica nella frazione di San Leopoldo, i carabinieri della stazione pontebbana, dipendente della compagnia di Tarvisio, hanno denunciato in stato di libertà il 49enne Davide Fabbri, residente in provincia di Ravenna, che ha dichiarato all’Arma di essere pronipote di Mussolini, per il reato di danneggiamento aggravato.
La frase comparsa il 30 ottobre sul muro dell’edificio recitava: «Per un mondo più pulito torna in vita zio Benito!». E nei giorni seguenti ci fu la protesta del sindaco Ivan Buzzi, il quale espresse la solidarietà della comunità al parroco don Arduino Codutti, una solidarietà che non è stata gradita da qualcuno visto che poco dopo sul muretto della statale 13, a monte del capoluogo, comparve un’altra scritta: «Viva lo zio, viva la destra; sindaco Buzzi ti sbagli, non tutti la pensano come te», alla quale il sindaco, che nel dicembre 2014 fu oggetto di minacce con lettera anonima per la disponibilità ad ospitare immigrati nel suo comune, non commentò, anche se non nascose il suo rammarico «per questo modo di esprimersi di qualcuno: siamo una comunità aperta, dove ognuno può dire la sua».
Successivamente, mentre le forze dell’ordine stavano svolgendo le indagini per risalire all’autore o agli autori delle scritte, Fabbri si era fatto avanti telefonando al nostro giornale e presentandosi come pronipote del Duce. Volle soprattutto far sapere - perché la responsabilità no ricadesse su altri - di essere lui l’autore della frase comparsa sul muro dell’ex canonica di San Leopoldo.
Davide, ballerino con l’esperienza di partecipazione a trasmissioni televisive, noto anche con il soprannome di “Vichingo”, dichiarò, appunto, d’essere un pronipote del gerarca dalla parte di donna Rachele. «La frase l’ho scritta - ci raccontò il personaggio - dopo che alcuni amici in valle, durante il mio ritorno dall’Ungheria per recarmi a Gorizia, mi avevano informato delle intenzioni di ospitare immigrati in quell’edificio».
Le successive indagini condotte dai militari friulani dell’Arma con il supporto dei colleghi della stazione di Cervia (Ravenna) hanno portato a riscontri oggettivi alle sue parole, da qui la denuncia. Però, gli inquirenti lo ritengono responsabile solo della scritta di San Leopoldo, non dell’altra, pure inneggiante al fascismo, comparsa successivamente, sul muro accanto alla statale Pontebbana. E la denuncia non è per apologia del fascismo, ma per danneggiamento aggravato.
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