Pronto soccorso intasato non urgenti due casi su tre
A Udine sono in netto aumento i codici a bassa gravità, con tempi di attesa sui 40 minuti. I problemi più frequenti riguardano traumi minori e piccoli malesseri.
UDINE. «Non mi sento bene, andrò a farmi vedere al Pronto soccorso». È il pensiero che accomuna sempre più persone e che porta a intasare le strutture di emergenza del Santa Maria della Misericordia, chiamate per lo più a prestazioni che d’urgenza hanno ben poco. I risultati sono i tempi di attesa lunghi, o per lo meno che così appaiono a chi aspetta di essere visitato, mentre medici e infermieri scontano carenze di organico vecchie di anni.
I dati dell’attività 2010 dell’Azienda ospedaliero universitaria, con distinzione per priorità degli accessi al Pronto soccorso, parlano chiaro: circa due utenti su tre si presentano nel seminterrato dell’ospedale per cause non così gravi da giustificare quel tipo di prestazione. Indubbio che l’invecchiamento dell’età media, con le accresciute patologie croniche, gioca il suo ruolo, ma succede che tanti pazienti potrebbero tranquillamente essere visti dal medico di base. Tra i sintomi più frequenti all’accettazione risultano infatti i traumi minori e l’indisposizione.
Nella distinzione in base al sistema del triage - il metodo che stabilisce l’accesso secondo la gravità delle condizioni della persona -, gli arrivi in codice rosso, ovvero in situazioni di imminente pericolo di vita, hanno rappresentato il 3,7% di tutta l’attività dell’unità operativa. Due minuti il tempo d’attesa medio per chi si trova in queste condizioni. Il 24% dei pazienti è stato invece accolto in codice giallo, ovvero con compromissioni parziali dell’apparato circolatorio o respiratorio che possono evolvere verso l’immediato pericolo di vita: in questo caso si aspetta circa 11 minuti.
Ma sono i codici verdi (lesioni che non interessano le funzioni vitali, ma vanno curate) e bianchi (problemi di tipo esclusivamente clinico) a rappresentare il grosso del lavoro del reparto, che è diretto dal dottor Rodolfo Sbrojavacca. Lo scorso anno si sono infatti presentati rispettivamente il 40% di pazienti del primo tipo, che prima di essere chiamati hanno aspettato in media 48 minuti, e il 32% di codici “bianchi”, fatti accomodomare in ambulatorio dopo un’attesa media di 40 minuti. La fascia oraria in cui le presenze si fanno più fitte è quello dalle 9 alle 11 del mattino. Tempo in cui normalmente lo studio del medico di famiglia è aperto.
La tendenza a una concezione della vita sempre più “medicalizzata” e il fatto di sentirsi meno ansiosi essendoci la possibiltà di sottoporsi a una Tac o a una radiografia fa il resto. E la controprova è data dal fatto che il Pronto soccorso di Cividale accoglie ben il 60% di accessi in codice bianco.
Complessivamente, tornando al Santa Maria della Misericordia, nell’arco di un anno si sono contati oltre 63 mila ingressi in Pronto soccorso, dei quali 46 mila con patologie non a carattere di urgenza: ogni giorno vi si rivolgono da un minimo di 103 a un massimo di 227 persone e oltre la metà degli utenti raggiunge l’ospedale con mezzi propri.
A poco dunque finora sono serviti gli inviti e la sensibilizzazione a una corretta educazione all’utilizzo delle strutture sanitarie di emergenza: ancora tanti si presentano perchè trovano chiuso lo studio del proprio medico di famiglia, se non addirittura per evitare file troppo lunghe in ambulatorio.
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