Prosciutti trattati con disinfestanti, il Consiglio di Stato: l’interesse della salute pubblica pesa più di quello economico

Respinto l’appello della “A&B prosciutti spa” di San Daniele, finita nel 2021 al centro di un’inchiesta penale sui trattamenti disinfestanti effettuati nei locali adibiti all’essiccazione: all’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale era stato chiesto un risarcimento danni quantificato in un milione e mezzo di euro

Luana De Francisco
Erano state le indagini condotte dai carabinieri del Nas di Udine ad accertare l’utilizzo improprio dei pesticidi e a portare al sequestro di oltre 21 mila cosce in stoccaggio
Erano state le indagini condotte dai carabinieri del Nas di Udine ad accertare l’utilizzo improprio dei pesticidi e a portare al sequestro di oltre 21 mila cosce in stoccaggio

SAN DANIELE. L’interesse della salute pubblica pesa più di quello economico del privato che nebulizza sulle cosce del prosciutto in stagionatura potenti insetticidi, per contrastare l’infiltrazione di larve, insetti e acari.

È un giudizio che conferma la linea espressa già dai colleghi del Tar per il Friuli Venezia Giulia quello con cui il Consiglio di Stato ha di recente respinto l’appello della “A&B prosciutti spa” di San Daniele. E cioè il ricorso con cui l’azienda, finita nel 2021 al centro di un’inchiesta penale sui trattamenti disinfestanti effettuati nei locali adibiti all’essiccazione, proponeva la riforma della sentenza di primo grado e chiedeva all’Azienda sanitaria universitaria Fruli centrale un risarcimento dei danni quantificato in un milione e mezzo di euro.

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Erano state le indagini condotte dai carabinieri del Nas di Udine ad accertare l’utilizzo improprio dei pesticidi e a portare al sequestro di oltre 21 mila cosce in stoccaggio. Ed era stata poi l’Asufc, assunta la gestione amministrativa del caso, a disporre nel dicembre 2022 lo sblocco delle partite vincolate, dopo che i campionamenti in laboratorio e i pareri acquisiti dall’Istituto superiore di sanità avevano attestato la presenza di residui chimici riconducibili all’utilizzo dei pesticidi.

Le misure integrative di carattere precauzionale che avevano accompagnato la restituzione dei prosciutti, con il via libera alla commercializzazione del 57 per cento della merce e la destinazione del resto al consumo non umano in quanto contaminato, avevano tuttavia spinto la A&B a impugnare il provvedimento davanti al Tar e, dopo il primo rigetto, a rinnovare le proprie ragioni in secondo grado.

Assistita dagli avvocati Alessandra Cardella e Alessandro Parrotta, l’azienda sandanielese aveva lamentato di essere stata danneggiata, a fronte dell’assenza di «chiare indicazioni di criticità sanitarie correlabili al consumo umano», come precisato in un passaggio del parere dell’Iss.

Dal canto loro, Tar e Consiglio di Stato, nel confermare la legittimità dell’operato dell’Asufc, rappresentata nel contenzioso dagli avvocati Luca De Pauli e Luca Mazzeo, hanno valorizzato invece i passaggi in cui si precisava di considerare «i prosciutti appartenenti a lotti risultati positivi agli antiparassitari nelle parti edibili inadatti al consumo umano» e in cui si sosteneva «l’impossibilità, allo stato, di escludere con certezza la presenza di rischi per la salute dei consumatori».

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