Prosecco rosè, il segreto del 46º parallelo tra le uve migliori e le scuole più quotate

Sergio Gelisi racconta la vendemmia nell’anno del coronavirus. «Si rivedono pensionati, studenti e casalinghe» 

LA STORIA

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C’è una fascia territoriale nel mondo nella quale si producono i vini migliori, ed è quella che sta attorno al 46° parallelo, che idealmente passa anche dalle nostre parti. Non a caso in questa zona insistono anche le più quotate scuole enologiche.

Tra una sforbiciata e l’altra («ma il più ormai lo fanno le macchine che in un’ora vendemmiano tanto quanto un bel gruppo di persone in un giorno), Sergio Gelisi, titolare dell’omonimo Podere alle Villotte di San Quirino, fa il punto sulla vendemmia e sulle novità vitivinicole di questo strano 2020, curiosità e Covid.

Nella Destra Tagliamento è iniziata la vendemmia del pinot nero che verrà utilizzato per produrre il nuovo prosecco rosè. «Del rosè spumante si prevede la vendita di decine di milioni di bottiglie nel mondo». Si tratta della grande novità 2020, di un “braccio” del Prosecco che continua a essere prodotto nelle aree friulane e venete autorizzate. Tra i produttori «c’è molto entusiasmo».

Sia la produzione del Prosecco sia quella del pinot nero ricade nel 46° parallelo equidistante da equatore e polo nord. «Siamo 100 chilometri più distanti dall’equatore e 100 più vicini al polo nord. In questa zona – evidenzia Sergio Gelisi – sono nate, già nell’Ottocento, le migliori scuole enologiche ed agrarie al mondo come quella di Conegliano, frequentata anche dal presidente del Veneto Luca Zaia, l’istituto per la vinicoltura di San Michele all’Adige, in Trentino, quelle di Asti, Parenzo, della Giorgia, in Russia, e la Napa Valley, in California». A caratterizzare queste aree è «un clima temperato che permette la produzione dei migliori vini al mondo».

Momento giusto per fare il punto sulla vendemmia che è appena iniziata e terminerà nella prima decade di ottobre tra chardonnay, friulano e prosecco: «L’uva è buona, il clima attuale è l’ideale. I prezzi delle uve sono nella media degli ultimi anni, non c’è stato il tracollo al ribasso. Il vino rappresenta ancora una grande ricchezza per il nostro territorio». Mercati esteri al rallentatore, vanno bene quelli interni.

A proposito della manodopera in tempo di coronavirus, Sergio Gelisi constata che «mancano gli stranieri a parte quelli che risiedono stabilmente in Italia, ma la gran parte della vendemmia, nell’ordine dell’80-90 per cento del raccolto, viene ormai fatta meccanicamente». Così, si riaffacciano tra i filari pensionati, studenti e casalinghe.

Infine, promosso il ministro Teresa Bellanova: «La distillazione di crisi – conclude Sergio Gelisi – ha eliminato dal mercato 3 milioni di ettolitri al fine della produzione di alcol per uso sanitario. È una buona cosa: vengono distillati i vini meno pregiati, aumentando la qualità del mercato». —

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