Prosegue il braccio di ferro sulle nuove Unioni dei comuni
Mentre Venezia lavora alla città metropolitana allargata, il Friuli Venezia Giulia cerca di far decollare le Uti. Si incontreranno stasera i sindaci dei Comuni chiamati a formare l’Unione territoriale intercomunale (Uti) del Noncello per trovare la quadra sullo statuto della nuova organizzazione, quella che nascerà ufficialmente a ottobre.
«Una bozza – spiega il vicesindaco Renzo Mazzer, che sta partecipando alle riunioni per il Comune di Pordenone – è già stata visionata dai segretari comunali e ora la politica dovrà metterla a punto. Stiamo lavorando bene e in armonia».
L’Unione pordenonese raccoglie, oltre al capoluoho, Porcia, Cordenons, Roveredo e San Quirino – ovvero i Comuni dell’ambito urbano – oltre a Zoppola e Fontanafredda.
La giunta regionale, invece, non ha accolto la richiesta di Fiume Veneto, che resta – salvo sorprese – nell’Uti Azzanese. Una delle ragioni, formali, per cui la giunta regionale ha respinto la richiesta di Fiume Veneto sta nel fatto che l’Ambito socio sanitario azzanese non manterrebbe numeri di popolazione sufficiente.
Il Comune ha presentato delle controdeduzioni puntuali e ieri anche il Consiglio delle autonomie ne ha preso atto, senza però dare risposte. «L’auspicio è che la Regione risponda e che possa accogliere positivamente la richiesta di Fiume Veneto, che per altro ha già avuto convenzioni anche con noi» aggiunge Mazzer.
L’obiettivo primario di Pordenone – sancito per altro con una delibera che ha generato insofferenza nella Regione – era quello di poter creare un’unione unica tra tutti i Comuni della provincia.
Di unioni Mazzer ha parlato anche l’altra sera in consiglio comunale nel rispondere a un’interrogazione, presentata da Sonia D’Aniello, sul tema delle circoscrizioni. Anche queste ultime, che l’amministrazione di Pordenone si è impegnata a riformare, andranno riviste.
In che modo? La proposta del vicesindaco è quella di creare organismi che abbiano funzioni sociali, che possano dare risposta a problemi di disagio che spesso partono dai quartieri e che proprio partendo dalla periferia possono essere prevenuti.
Non più organismi elettivi, quindi, ma luoghi di aggregazione e di incontro in cui i cittadini siano coinvolti con un ruolo attivo anche nel dare risposto. Un percorso da costruire, ancora con più urgenza ora che la geografiadegli enti sta mutando.
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