Prostitute dalla Thailandia Scoperto un giro milionario

Un vasto giro di prostituzione internazionale con base a Pordenone e che operava in Thailandia e Cambogia. Dal Sud Est asiatico ragazze e transessuali venivano fatti arrivare in Friuli Venezia Giulia per essere poi avviati alla prostituzione in quattro appartamenti trasformati in case di appuntamento: due a Pordenone, una a Udine e una a Trieste.
Giro d’affari da centinaia di migliaia di euro, con un incasso medio giornaliero di mille euro per ogni casa. Finché, nella serata di lunedì, è scattato il blitz coordinato dalla Squadra mobile della Questura di Pordenone, in contemporanea con i collegi delle Squadre mobili di Udine e Trieste e l’ausilio del Reparto prevenzione crimine Veneto di Padova (impegnati in tutto oltre 100 agenti).
Eseguite 7 misure cautelari (obbligo di dimora) nei confronti di altrettanti indagati: 6 cittadini thailandesi (due uomini e quattro donne) e un pordenonese, indagati a vario titolo per accuse che comprendono il favoreggiamento dell’ingresso clandestino , direzione e amministrazione di case di prostituzione, induzione, sfruttamento e favoreggiamento. Quattro degli indagati fanno parte dello stesso nucleo familiare. La 60enne Sumalee Sritongsuk e il figlio Sawadsakon Sritongsuk, 26 anni (residenti a Castelnovo, località Ceschies), la figlia 45enne Pakawan Sritongsuk e il marito di Pakawan, il 64enne pordenonese Pietro Lenarduzzi (residenti a Sequals). Gli altri tre indagati sono Tulaporn Kongjareurn, 39 anni, la 44enne Namngern Muenjong e la 38enne Papapon Muenjong. Sei dei sette indagati risiedono in provincia di Pordenone, ma due di loro sono stati trovati durante il blitz nell’appartamento di Trieste.
Sequestrati i quattro alloggi: in viale della Libertà e via Negri, a Udine in via Ferrari, a Trieste in via Vittoria. Identificate 10 ragazze – età media vent’anni – e alcuni transessuali. La polizia postale ha subito oscurato i siti usati per promuovere gli incontri a luci rosse.
Sequestrati durante il blitz 18 mila euro in contanti, quadernoni per appuntare gli incassi, più di 40 smartphone che servivano per i contatti con i clienti, circa 200 preservativi, biglietti aerei, prenotazioni alberghiere.
L’attività di prostituzione avveniva dalle 10.30 del mattino all’una di notte con prestazioni che variavano, a seconda del tipo, dai 70 ai 150 euro. I rapporti erano anche non protetti se il cliente lo chiedeva (in tal caso scattava il “sovrapprezzo”). Considerato che l’indagine è cominciata un anno e mezzo fa e che l’incasso medio era di circa 120 mila euro al mese si può dedurre che il giro d’affari avesse assunto un volume milionario,
A illustrare l’operazione sono stati ieri il questore Marco Odorisio e il commissario capo Brunella Marziani, dirigente della Mobile. «Venivano messi in rete book fotografici per i clienti – ha spiegato il questore – i quali, una volta scelta la ragazza, a seconda dalle provenienza geografica venivano indirizzati alla casa di appuntamenti più vicina. I cellulari sequestrati erano una sorta di centralino. La prestazione veniva pagata in anticipo, poi la ragazza consegnava i soldi ai gestori». «Complimenti alla Mobile e alla Procura per questa indagine certosina in un mondo sommerso – ha aggiunto Odorisio –, portata avanti con metodo tradizionale e attività tecniche». —
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