Prostituzione, la vittima inguaia l’amante
AZZANO DECIMO. E’ cominciato con un colpo di scena il processo ad un azzanese di 42 anni accusato di “pubblicizzare” (da qui le ipotesi di reato di favoreggiamento e sfruttamento) l’attività della moglie, la prostituzione, su internet. La vittima, ovvero la stessa donna, ieri ha testimoniato e chiamato in causa il suo ex amante: «Gli ho dato gran parte dei soldi del mio “lavoro”, 145 mila euro, che mi sarebbero serviti per permettere ai miei genitori di costruirsi la casa». A seguito di tali dichiarazioni la procura ha indagato, quale atto dovuto, un altro azzanese, di 48 anni, per sfruttamento della prostituzione. Nella prossima udienza verrà sentito, assistito da un avvocato, dai giudici.
La donna esercitava la prostituzione a casa dei clienti, che venivano procacciati attraverso la pubblicità in un sito internet che l’accusa sostiene sia stato realizzato dal marito. L’indagine era nata dal tentativo della moglie dell’imputato di farla finita, tre anni fa. In quell’occasione era emersa la doppia vita della coppia, e gli inquirenti ipotizzarono che la donna fosse indotta a prostituirsi dal marito. Era stata sentita dagli inquirenti tre volte: nei colloqui aveva confidato la paura di perdere le figlie su iniziativa di marito e suocera. Poi aveva ridimensionato le accuse. La denuncia, però, andata avanti d’ufficio, fino all’incidente probatorio, nel quale la moglie aveva escluso ogni forma di maltrattamento da parte del marito. Prova ne sarebbe il fatto che la coppia è ancora unita.
La donna, di professione parrucchiera in Veneto, ieri ha ricostruito la sua esperienza. Nell’autunno 2008 aveva cominciato a prostituirsi, poche settimane dopo aveva conosciuto il 48enne azzanese di cui si era innamorata. Una relazione clandestina. «Un giorno mi disse che gli mancavano soldi – ha raccontato –. Non riusciva a pagare i suoi debiti. Sapeva delle mie prestazioni, delle quali gli davo 2-300 euro 3-4 volte alla settimana, li usava per la sua vita. Aveva acquistato una bicicletta, un cane, un tappeto, un vestito». Quanti soldi? 145 mila euro, 30 mila in un colpo solo. «Erano quelli che avevo messo da parte per darli ai miei genitori che dovevano costruirsi la casa».
La donna ha escluso che fosse stato il marito ad aprire il sito col quale pubblicizzava la sua attività, dopo avere cominciato attraverso le inserzioni su alcuni giornali.
Gli psicofarmaci che aveva utilizzato per tentare il suicidio? «Li acquistai senza ricetta in una farmacia» dell’hinterland pordenonese. Ma poco prima era stata smentita dalla suocera, chiamata pure a testimoniare: «I farmaci erano miei».
Nella prossima udienza sarà sentito l’ex amante, finito indagato a seguito delle dichiarazioni della donna.
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