Province, Ciriani attacca Serracchiani
PORDENONE. Un blitz. Imposto dalla giunta Serracchiani nella manovra estiva. Senza condivisione, senza avviare prima un confronto con gli amministratori. Senza un progetto sulla carta. Per il presidente della Provincia di Pordenone Alessandro Ciriani si tratta in sostanza, «di un vero colpo basso».
L’emendamento aggiuntivo inserito nell’assestamento di bilancio in cui si prevede che entro il 30 giungo 2015 la Regione disciplini il riordino delle Province fa infuriare il numero uno dell’ente pordenonese. Tanto da dirsi pronto «a far partire immediatamente una verifica di tutte quelle deleghe, circa una cinquantina, che la Regione ci aveva affidato e che saranno subito restituite». Non solo.
«Visto che la Regione ci vuole chiudere – spiega – inserendo tre righe nella manovra di assestamento, cosa che non si è mai sentita prima, mi comporterò di conseguenza. E visto che ci considera un ente inutile saremo costretti a chiudere tutti quei tavoli di lavoro già avviati per realizzare progetti futuri, in quanto non sappiamo cosa ci attende». Senza contare il problema del personale con contratti a scadenza «che per correttezza non mi sento di rinnovare visto che viviamo in questo totale incertezza».
Si dice deluso Ciriani. Ma anche «indignato». Perché «si è tenuto un comportamento oltraggioso nei confronti degli amministratori, che nessuno ha pensato bene di sentire almeno per correttezza istituzionale presentando poi un emendamento al Cal il quale ha solo potuto prenderne visione. Qui siamo di fronte a un pasticcio dove si annuncia la riforma però non si sa nè come nè quando sarà fatta».
Chiede numeri e dati certi il presidente «sul presunto risparmio che ci dovrebbe essere con questa riforma e che invece non ci sarà, quando poi nessuno dice che la Regione Fvg ha più dipendenti della Lombardia». «Invece che inserire quelle tre righe – continua Ciriani – nella manovra si sarebbe potuti trovare i cinque milioni che ci deve la Regione per saldare il debito nei confronti delle imprese che hanno assunto e alle quali in base alla normativa spettavano degli incentivi».
La Provincia di Pordenone, che nel 2014, andrà a rinnovo, si prepara così ad essere commissariata. Con molta probabilità potrebbe essere lo stesso Ciriani ad assumere tale incarico. «Sì, può essere un’ipotesi – conclude – ma non è questo il punto –. Ci troveremo con tre Province con un presidente e una commissariata. Bene, cosa si farà?Non si possono fare riforme così per fare, in due giorni. È una presa in giro».
Ieri di riforma degli enti locali si è discusso in V Commissione. La volontà, come riferito dall’assessore regionale Paolo Panontin, è quella di passare da un sistema a più livelli istituzionali a uno incentrato su Regione e Comuni organizzati in ambiti territoriali con il superamento delle Province.
E questo sarà possibile solo attraverso o una riforma costituzionale «o attingendo alla nostra specialità modificando lo Statuto regionale: due strade che comunque coinvolgono il Parlamento, ma che nel secondo caso potrebbero far diventare il Fvg un laboratorio nazionale».
E sarebbe quest’ultima la strada preferita dall’assessore. Obiettivo della riforma arrivare ad aggregazioni di Comuni in grado di svolgere il maggior numero di funzioni di base, rimettendo in capo alla Regione quanto non sia possibile assolvere. I processi di aggregazione saranno sostenuti con un sistema bilanciato di incentivi, ma anche di penalizzazioni per chi mantenga posizioni di isolamento.
Dopo l’estate l’assessore Panontin presenterà alla giunta le linee guida della riforma che, se saranno condivise, saranno presentate alla Commissione e poi alle Autonomie locali, prima della sintesi finale per l’approdo all'Aula. Ieri Igor Gabrovec (Pd-Ssk), che ha sempre sostenuto il mantenimento delle Province, ha insistito sul problema della rappresentanza. Elio De Anna (Pdl) ha invitato a tener conto dei rischi, togliendole, di far nascere altri enti.
Una riforma di sistema, infine, «che – ha detto il presidente dell’organismo Vincenzo Martines – nel lavoro di Commissione scioglierà la gran parte delle questioni perché in Aula possa svolgersi un dibattito politico di sostanza».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto