Province, la Regione non si fermerà

L’assessore Panontin: «Piano B per chiudere gli enti modificando lo Statuto». L’Upi: «Nessuno può tentare colpi di mano»

UDINE. La Corte Costituzionale salva le Province da una soppressione “per decreto”, e dall’Upi del Fvg si levano commenti entusiastici. Scongiurati i “colpi di mano” e i commissariamenti nei confronti delle Province in scadenza, il percorso di riforma degli enti locali promesso dalla Regione andrà comunque avanti, puntando tutto su una gestione associata dei Comuni.

Raggiante il presidente dell’Unione delle Province del Friuli Venezia Giulia, Alessandro Ciriani, che accoglie così la decisione della Consulta: «Finalmente è stato messo un punto fermo nel processo di riordino istituzionale – spiega –. L’esito era scontato, perché non si possono confondere i livelli delle fonti normative. Sono soddisfatto perché ora le Province non potranno essere più chiamate a fare da unico “capro espiatorio” per dare risposta alle esigenze di quel profondo riordino di cui necessita l’Italia e la nostra Regione. Da oggi, dunque – aggiunge – lo scenario cambia anche per il Fvg e nessuno potrà tentare “colpi di mano” né tanto meno si potranno sospendere elezioni democratiche di organi costituzionali».

Detto questo, Ciriani ammette la necessità di un riassetto istituzionale, che però, per essere efficace, dovrà comprendere gli enti di ogni ordine e grado: «Dovrà essere rivisto l’intero assetto di funzioni e compiti degli enti locali, Regione, Province e Comuni, nella condivisione di un metodo che dovrà veder agire di concerto tutte le istituzioni coinvolte nel rispetto del dettato costituzionale, come ribadito dalla Corte. Ci aspettiamo – conclude – che già nei prossimi giorni il governo regionale prenda atto di tale situazione e smetta di inseguire logiche centralistiche o meri slogan elettorali, aprendo un confronto serio su quale deve essere il modello di riscrittura dell’assetto e dell’ordinamento degli enti locali».

Gli fa eco il vicepresidente dell’Upi, Pietro Fontanini: «Invito l’assessore Paolo Panontin a non insistere nel tentativo di modificare lo statuto della Regione senza una revisione costituzionale sul tema delle Province. Il rischio altrimenti – precisa – è di fare un ulteriore pasticcio, andando contro la Costituzione. Chi vuole riformare le Province dovrà attenersi al percorso previsto dal nostro ordinamento».

Le rassicurazioni del caso arrivano dall’assessore regionale alle Autonomie Locali Paolo Panontin: «Il percorso di riforma regionale non subirà una battuta d’arresto, ma ovviamente la decisione della Consulta apre nuovi scenari e comporta la necessità di procedere con una sorta di “piano B”, che avevo già preventivato proprio alla luce della convinzione sulla mancata legittimità costituzionale del decreto Monti. I livelli di riforma e quindi i percorsi a questo punto si separano – avvisa – uno riguarderà il superamento delle Province da attuare con legge costituzionale attraverso le modifiche dello Statuto di Autonomia, mentre la riforma dei Comuni e la disciplina della gestione associata delle funzioni e dei servizi, rientrerà nel quadro della legge di Autonomia e quindi nella potestà primaria in materia legislativa della nostra Regione».

L’assessore anticiperà i termini del processo di riforma attuabile a Costituzione e Statuto invariati oggi nel municipio di Venzone, durante l’incontro promosso dal gruppo dei Cittadini che avrà inizio alle 17.30. Ieri in I Commissione l’assessore Panontin ha spiegato che effettivamente attendere la modifica della Costituzione non è una strada praticabile in quanto lunga e incerta anche per l’incerta tenuta politica del Governo.

Suo intendimento, ha ribadito, è predisporre una legge nazionale di modifica dello Statuto della nostra Regione che preveda, appunto, la riforma delle Province, una riforma che a suo dire purtroppo non è stata inserita già quando si è modificato lo Statuto per il numero dei consiglieri regionali. Il compito delle forze politiche sarà, poi, di sostenere gli onorevoli del Friuli Venezia Giulia nel far discutere entro breve in Parlamento questa legge.

Infine, Panontin ha affermato che l’eliminazione delle Province non è dettata da questioni di risparmio, ma di aumento dell’efficacia e dell’efficienza dei servizi.

Intanto anche Sandra Savino, parlamentare del Pdl, commenta la decisione della Consulta: «La bocciatura dell’abolizione delle Province e del taglio delle cosiddette pensioni d’oro – dichiara – è la dimostrazione di quanto le affermazioni di Berlusconi sull’impossibilità di governare questo Paese siano vere».

Chi difende il ruolo delle Province è Marco Quai, assessore a palazzo Belgrado a Udine. «Chi dice che la soppressione delle Province porterà a una riduzione dei costi? Solo per il personale, che dovrà essere assorbito dalla Regione, si spenderanno 27 milioni di euro in più all’anno».

Quai è convinto che le Province vadano riformate, però insieme a Comuni e Regione: «L’apparato politico delle 4 Province del Fvg costa 1 euro l’anno a cittadino. Che dire invece dei Comuni, che esprimo 3.500 cariche elettive? Mi auguro – chiosa l’assessore – ci possa essere un tavolo per discutere di una riforma vera e partecipata degli enti locali».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto