Quando Udine aveva il suo aeroporto a Campoformido

Nuovo libro dell’elicotterista friulano Roberto Bassi sulla base cittadina. Dall’occupazione tedesca al trasferimento in Romagna.

Il cielo di Campoformido parte seconda: si completa la storia dell’“aeroporto della città di Udine”, questo il nome ufficiale mantenuto ancora oggi che della centenaria base aerea non è rimasto quasi niente (in pratica solo l’Aeroclub, dall’altro lato della strada). Da questo aeroporto, costruito nel 1912, nel luglio dell’anno dopo si levò il primo volo e nel 1916 vi decollò Francesco Baracca (il suo primo duello vittorioso nei cieli della Grande Guerra partì, appunto, da Campoformido). E qui, negli anni ’30, con Rino Corso Fouger, nacque la pattuglia acrobatica nazionale che oggi porta il nome di Frecce Tricolori.

Il secondo volume su Campoformido ha un nuovo editore, Aviani & Aviani (il primo, uscito nel 2008, era edito da Campanotto), ma l’autore è lo stesso per entrambi, Roberto Bassi. Nato a Udine nel 1960, perito aeronautico al Malignani, elicotterista dell’Ale Riegel di Casarsa tuttora in servizio, Bassi ha trattato, nella parte iniziale, il periodo dalle origini all’8 settembre ’43 e ora, in quella successiva, le vicende dall’armistizio al 1998, data che ha visto il trasferimento, a Rimini, dell’ultimo reparto di volo militare.

Il cielo di Campoformido 2 sarà presentato ai molti appassionati dell’Arma Azzurra sabato 17 settembre, alle 17, all’aerobase, in un vecchio hangar del 1915 ancora in piedi fra tanti cimeli, rinnovando certamente le emozioni suscitate il 30 giugno scorso, da una analoga manifestazione. Allora venne proposto un altro volume edito da Aviani, Un aeroplano che non ritorna: storia del sottotenente Mirto Bersani, pilota del primo Stormo caccia. Bersani, nato a Milano nel 1904, non fu un asso dell’aviazione militare come Baracca, un trasvolatore come Balbo o uno show-man dell’aria come D’Annunzio, ma uno dei tanti valorosi piloti del mitico reparto di Campoformido. Il 18 gennaio 1941 il maresciallo Bersani è scomparso nel Mediterraneo, a 20 chilometri da Malta, mentre era in missione col suo Macchi “Saetta”. Dopo aver lamentato noie al motore, ha deviato verso la costa della Sicilia, ma non è riuscito a rientrare alla base.

Nel 2009 Roberto Bassi, che aveva da poco pubblicato il primo Cielo di Campoformido, incontrò a Rivolto, durante un raduno delle Frecce, il figlio di Bersani, Raul, che gli confidò di aver ritrovato un album fotografico con quasi 200 immagini inedite raccolte dal padre dal 1924 al ’41. Nacque così la storia dell’aereo “che non ritorna”, scritta a quattro mani da Bassi e da Raul Bersani. Molti gli intervenuti a quella presentazione nella ormai quasi dismessa (ma sempre densa di ricordi) base aerea udinese. C’erano i due autori (molto commosso Raul, che aveva 5 anni quando il padre è mancato), assieme a non dimenticati leaders delle Frecce Tricolori come Vittorio Cumin e Massimo Montanari, che furono anche comandanti dell’aeroporto, e Pietro Purpura, anima dell’Aeroclub friulano. Tra i più festeggiati anche Renato Rocchi, la storica “voce” delle Frecce.

E adesso, dopo neppure tre mesi, arriva il sequel di Campoformido, che comincia con l’occupazione tedesca e l’insediamento dell’Aviazione repubblicana. Il primo Gruppo caccia, con i piccoli apparecchi Veltro, dà parecchio fastidio ai bombardieri delle forze angloamericane che il 30 gennaio 1944 organizzano un massiccio attacco a Campoformido e agli altri campi minori di Lavariano, Villaorba e Risano. C’è una grande battaglia aerea con perdite da entrambe le parti (18 civili morti nei bombardamenti, ma anche alcuni Liberators e Thunderbolts precipitati). Il 31 due nuove ondate con 117 tonnellate di bombe su Campoformido. «Nell’immensa nuvola di polvere - racconta Bassi - scompare anche l’Arizona degli aviatori, il mitico ritrovo degli “aquilotti” di Campoformido, che non verrà più ricostruito».

Finalmente la guerra finisce, L’ultimo aereo tedesco lascia Campoformido il 28 aprile 1945. Il 1° maggio l’aerobase viene occupata dagli inglesi dell’Ottava armata e diventa “Raf Station Udine”.

Appena un mese dopo, il 28 maggio, i nuovi arrivati festeggiano il Victory Day con una grande parata aerea. L’aeroporto resterà base alleata fino alla fine degli anni ’50 e poi sarà inserito nel sistema Nato, svolgendo un ruolo importante. C’è la crisi di Trieste (che tornerà all’Italia nel ’54) e la “guerra fredda”. Tra il 1948 e il 1952 arriva in visita ispettiva, per tre volte, il comandante generale dell’Organizzazione Atlantica, generale Eisenhower, futuro presidente degli Stati Uniti. Vi fanno scalo anche il generale inglese Montgomery (due volte), il presidente De Gasperi, il segretario generale della Nato Spaak, i ministri Pacciardi e Andreotti.

Ci sono anche i primi voli di linea aperti ai civili. Dal ’47 Udine è collegata con Treviso, Venezia e Roma dal Servizio corrieri aerei militari. Memorabile, il 28 aprile 1948, il volo record (24 ore e 6 minuti) da Campoformido a Massaua (Eritrea) di un Grifo con a bordo il conte Leonardo Bonzi e il giornalista Maner Lualdi, presente alla partenza la famosa attrice Clara Calamai, moglie di Bonzi.

Nel ’49 a Roma viene decisa la costruzione di un aeroporto internazionale a Ronchi dei legionari e Campoformido perderà l’occasione (con grande cruccio dei sorestans udinesi) di imporsi come futuro aeroscalo regionale. Nel ’52 sorge la base di Rivolto, nel ’55 diventa operativa quella Nato di Aviano. Si potenziano altri aeroscali e Campoformido perde importanza. Molti reparti, sopratutto anglo-americani, vengono trasferiti, anche se arriva l’aviazione leggera dell’esercito, costituita nel ’51, e si propongono i reparti con i missili Aiax ed Hercules da difesa aerea. Il 1 marzo ’61 a Rivolto si forma l'Unità speciale, le future Frecce Tricolori. Rinasce alla grande l’Aeroclub friulano (grazie a uomini come Plinio Locatelli, Nino Pittini, Glauco Corbellini, Aldo Pravisani, Vincenzo Selan e l’istruttore Giusberti). Molto attiva anche la contessa Giuliana Florio (già nel ’50, il 14 ottobre, il sodalizio organizza un “Sabato femminile aviatorio” con “signore e signorine invitate a provare l’ebrezza del volo”!

La storia del cielo di Campoformido, raccontata da Roberto Bassi con semplicità e misura, senza nessuna - come si suol dire - retorica patriottica, prosegue nei decenni successivi attraverso manifestazioni, personaggi e purtroppo anche incidenti, spesso gravi. Nel ’76 c’è il terremoto e Campoformido diventa sede di interventi diretti e di coordinamento dei soccorsi aerei che arrivano da ogni parte. Il libro si chiude col 1998, quando gli ultimi “baschi azzurri” vengono trasferiti alla base romagnola di Rimini-Miramare. Per l’aeroporto di Udine “è la fine di una meravigliosa avventura”.

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