Quando villa Moretti era una mini-Hollywood

Vi hanno soggiornato personaggi come Gassman, Mastroianni e Monicelli. L’ultimo erede del “Baffone” presenterà il libro sulla fabbrica e sulle birrerie
ANTEPRIMA Tarcento, 6 dicembre 2003. INAUGURAZIONE VILLA MORETTI Inaugurata Villa Moretti dopo la ristruttutazione. Telefoto Copyright Foto Agency Anteprima www.anteprimafoto.it
ANTEPRIMA Tarcento, 6 dicembre 2003. INAUGURAZIONE VILLA MORETTI Inaugurata Villa Moretti dopo la ristruttutazione. Telefoto Copyright Foto Agency Anteprima www.anteprimafoto.it

TARCENTO. Nella sua storia ultracentenaria la villa Moretti di Tarcento si appresta ad affrontare un terzo evento, molto significativo, dopo le due storiche inaugurazioni. La prima avvenne oltre cent’anni fa, nel 1904, quando si conclusero i lavori diretti dall’architetto triestino Arduino Berlam, autore di importanti interventi anche a Tricesimo, dove morì nel 1946.

La seconda inaugurazione seguì il 6 dicembre 2003, dopo un lungo oblio e i guasti del terremoto. Ebbe la forma di un completo restauro e del passaggio di proprietà, dalla dinasty Moretti, i famosi produttori della birra omonima, al comune di Tarcento.

Qui, sabato 2 aprile alle 18, la storica villa Liberty (fu definita “la Miramare friulana” perchè il progettista si era ispirato alla celebre dimora di Massimiliano d’Asburgo) sarà ancora in primo piano: Luigi Menazzi Moretti, ultimo imprenditore del Baffone, presenterà il recente libro da lui scritto (in collaborazione con l’autore di queste note), sulla fabbrica, sul Campo sportivo Moretti, sulle birrerie e sulle altre iniziative della famiglia negli ultimi 130 anni.

La presentazione a Tarcento concluderà alla grande un giro di incontri con i lettori cominciato la scorsa estate e che ha toccato Udine (Associazione industriali e Galleria Feltrinelli), Grado (Villa Bernt) e Porpetto (gli incontri di Villa Lauro). Per la storia e per il paesaggio, la villa è una testimonianza di quando la cittadina sul Torre era meta, non solo dei gitanti domenicali, ma anche dei villeggianti estivi (e il termine villeggiare allora significava, appunto, trascorrere le vacanze in villa).

Tra gli ospiti abituali dell’epoca troviamo i nomi illustri dell’inventore Arturo Malignani, dei geografi Giovanni e Olinto Marinelli; tra le firme dei progettisti quelle degli architetti Raimondo d’Aronco, Provino Valle, Cesare Miani ed Ermes Midena.

«La villa la fece costruire mio nonno Luigi Moretti, figlio dell’omonimo fondatore della fabbrica di birra – ricorda il nipote – e l’architetto Berlam si ispirò al Liberty bavarese e in particolare al castello di Miramare. Alla dimora di Massimiliano d’Asburgo somigliava molto nei primi anni, poi verso il 1910 sopra le torrette, per rimediare alle infiltrazioni d’acqua è stata posta la copertura che gli ha dato l’aspetto attuale».

Luigi Moretti, nato nel 1862, ma allora ancora scapolo, usava la grandiosa villa (tre piani, una ventina di stanze e – fino al 1952, quando vi fu sistemato anche l’ascensore – un solo bagno!) come pied-à-terre per le sue gite in collina e le battute di caccia con gli amici. Raggiungeva la cittadina con la sua Lancia Asturia, dopo un viaggio lungo strade dissestate e polverose; provvidenziali erano le soste Là di Morèt sullo stradone e da Boschetti a Tricesimo.

«Mio nonno – ricorda Luigi Menazzi Moretti – si sposò a 50 anni nel 1912, con Rina Micco, una delle figlie del titolare del Ristoro di Tarcento. Morì nel 1915, due anni prima era nata mia madre, Luigia, unica erede della birra Moretti».

Madre e figlia continuarono ad abitare la villa – che superò pressoché indenne le vicende della Grande guerra – fino al 1932 quando Luigia Moretti sposò Lao Menazzi e si trasferì a Udine.

La dimora dei Moretti ospitò varie cerimonie pubbliche. Nel 1927 a Tarcento arrivò il tram bianco e la vedova Moretti contribuì alla realizzazione della nuova corsa che partiva da piazzale Osoppo, proprio davanti al palazzo Moretti. Durante l’ultima guerra la signora Micco rimase nella villa, assieme a una sorella, fino al settembre 1943 quando l’edificio fu requisito dai tedeschi.

«Le due donne dovettero lasciare la villa, ma la nonna, che non amava i tedeschi, una notte salì sulla torretta più alta, tolse la bandiera con la svastica e issò il tricolore. Passò un brutto quarto d’ora. Ma fortunatamente alle minacce non seguirono i fatti», racconta Menazzi Moretti. Ma più disastrosa dell’occupazione nazista fu quella successiva degli americani: «Trasformarono la terrazza in un night club». Infine, ultimi inquilini, i partigiani del comandante Nullo.

Piuttosto malconcia, villa Moretti rimase disabitata per alcuni anni. Risorse, come l’araba Fenice, nel 1952 con l’intervento e i lavori interni, diretti dall’architetto Zanini. «I miei genitori – prosegue Luigi Menazzi Moretti – tornarono ad abitarci ogni estate con noi ragazzi (io avevo 13 anni). Cominciarono gli eventi straordinari.

Erano gli anni del grande cinema in Friuli: nello stesso 1952 Penne nere a Sauris, nel 1957 Addio alle armi a Venzone, con il bis, due anni dopo, de La grande guerra. Tramite il coproduttore Bepi Driussi, che era amico di mio padre – sottolinea Menazzi Moretti –, abbiamo avuto ospiti attori e registi: prima Mastroianni e Marina Vlady, poi Rock Hudson e Jennifer Jones, quindi Sordi, Gassman e Monicelli. Villa Moretti in una domenica pomeriggio diventava una mini-Hollywood».

La presentazione del libro “La birra Moretti da Udine al mondo” non poteva che chiudersi qui, tra le colline di Tarcento così ricche di vicende legate ai Moretti.

Non dimentichiamo le festose vigilie in villa per le quattro edizioni, dal 1960 al 1964, dei premi letterari e per le arti figurative “Moretti d’oro” assegnati a personaggi come Ignazio Silone, Tommaso Landolfi, Giovanni Arpino, Biagio Marin (letteratura), Mirko Basaldella, Goran Music (arti), Giorgio Strehler (spettacolo), Luigi Dallapiccola (musica). E tra i giurati ci furono Bo, Montale, Piovene, Magris, Menichini, Bartolini.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto