«Quanto costa la croce illuminata?»

VITO D’ASIO. Era il 2 maggio 1976 quando un gruppo di giovani della Val d’Arzino, guidati dall’allora parroco di Pielungo, Adriano Bianco, innalzavano sulla vetta del monte Flagjel l’imponente croce metallica che ancora oggi domina la valle dai suoi 1.455 metri di quota. La sua particolare struttura a quattro braccia rivolte verso i quattro punti cardinali vuole simboleggiare l’unione di tutte le genti che abitano queste vallate. Soltanto quattro giorni dopo, il 6 maggio 1976, si abbatteva sul Friuli la devastante tragedia del terremoto. In seguito la croce, dopo essere stata gravemente danneggiata da un fulmine, è stata restaurata e nuovamente ricollocata al suo posto nell’ottobre 2006, sempre a opera di un gruppo di volontari di Forgaria e Vito d’Asio, con l’ausilio della Protezione civile che mise a disposizione un elicottero per il trasporto del materiale.
A distanza di dodici anni dal suo riposizionamento gli stessi volontari, d’accordo con le rispettive amministrazioni comunali e con quella di Trasaghis, vorrebbero “illuminare” la croce sul monte Flagjel perché quel segno di amicizia, devozione e ricordo di chi per i tragici fatti del 1976 perse la vita possa essere ben riconoscibile. L’iniziativa è finita al centro di una interrogazione presentata al sindaco di Vito d’Asio, Pietro Gerometta, dal gruppo di opposizione “Idee per Vito d’Asio” allo scopo di saperne di più su quale ruolo possa avere il Comune. «Crediamo sia necessario conoscere i costi di installazione, mantenimento ed esercizio dell’impianto luminoso», scrivono i proponenti consiglieri Dario Tosoni e Roberto Carniel. Per i due consiglieri di opposizione sarebbe infatti preferibile «evitare che le esigue risorse comunali siano destinate a una iniziativa non necessaria come questa, a scapito di altre ben più utili per la comunità e il decoro del territorio».(g.z.)
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