Quel colpo al cuore quando il prof interroga

La verifica a sorpresa non piace, soprattutto se si è impreparati: il racconto semi-serio di una studentessa in preda al panico
ISTITUTO MARINONI UDINE. Faccio un bel respiro ed entro in quell’edificio che i comuni mortali chiamano “scuola”, mi faccio spazio tra i ragazzi delle altre classi, salgo le scale e mi dirigo verso la mia aula.


Dentro c’è già qualche mio compagno, anzi, quasi tutti, che chiacchierano tra di loro e si divertono.


Quando però il professore arriva, tutti tornano a sedersi ai propri posti. Io non faccio altro che sbuffare, aspettandomi pura noia da queste prossime sei ore di lezione.


Poi, una notizia mi fa gelare il sangue: interrogazione. Stiamo scherzando? Interrogazione di che? Quando ci aveva avvertito quel sadico di un docente?


Mi guardo intorno allarmata, notando che anche gli altri sono rimasti a bocca aperta. Ora ho capito: un’interrogazione a sorpresa!


Che crudeltà, non avvertire i propri studenti di un’interrogazione!


Noi che l’abbiamo accolta nella nostra classe, noi che ogni giorno la stiamo ad ascoltare per un’ora intera senza fiatare, noi che abbiamo riposto la nostra fiducia in lei! Si vergogni professore, si vergogni!


Ora di sicuro chiamerà me. È matematico, capitano sempre a me queste cose!


Sento l’ansia che mi pesa sul petto così forte che credo che una montagna intera potrebbe essere più leggera.


Ascolto il respiro pesante del mio compagno di banco, mentre i due che siedono dietro di me continuano ad imprecare in otto lingue diverse.


Osservo il professore che trascina il dito sull’elenco su cui sono scritti i nostri nomi.


Mi sembra di assistere ad un’esecuzione. E’ piuttosto inquietante.


Ha appena alzato lo sguardo su di noi! Il mio cuore batte all’impazzata, il mio respiro si fa più veloce.


Aspetta un momento, ma sta guardando l’emisfero destro della classe! Io sono in quello sinistro! Ho qualche speranza, allora!


Sta aprendo la bocca, inizia a far vibrare le corde vocali, muove le labbra e… non è il mio nome! Ha pronunciato quello di un altro mio compagno!


Quest’ultimo lo vedo alzarsi a fatica, maledicendo il professore.


Tiro un profondo e rigenerante sospiro di sollievo.


Sono sopravvissuta, non è incredibile?


Ma un momento, perché il prof ha riposato lo sguardo sull’elenco di classe?


Non vorrà mica interrogare due persone allo stesso tempo, vero?


Insomma, è piuttosto scomodo, caro il mio professore, ne interroghi uno e basta, no? Niente… le mie preghiere non sono state ascoltate.


Ora di sicuro chiamerà me. Oh, sì che lo farà. Me lo aspetto, sa?


Ora lei mi chiamerà, io prenderò un pessimo voto, mia madre mi caccerà di casa, sarò costretta a vivere sulle panchine, il compagno della mia vita sarà un gatto randagio, i miei unici amici saranno gli scarafaggi e andrà a finire che morirò da sola!


E tutto per colpa sua, prof, che non mi ha voluto avvertire che oggi interrogava.


Grazie tante, eh!!


Ma forse sto facendo volare un po’ troppo la fantasia, anche se di ansia ce n’è così tanta da riuscire a vederla, toccarla, annusarla e assaporarla.


Ha un gusto un po' amaro, magari andrebbe addolcita con una spolverata di fortuna. Non è d’accordo, prof?


«Grillo Alice, interrogata!».


No, direi che non è d’accordo.


Sospiro, rendendomi conto che per me non c’è via di scampo!


Dite a mio fratello che gli ho voluto bene…


Addio.


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