Quell’alibi “minato” dai coinquilini

PORDENONE. L’indagato è stato sentito più volte dagli investigatori, che però non sono rimasti persuasi dell’alibi fornito dal giovane militare. Agli inquirenti avrebbe raccontato di essere stato a casa da solo, alle 20 di martedì 17 marzo, a giocare alla playstation.
Secondo quanto si è appreso dal programma televisivo Domenica live, sarebbero emerse delle contraddizioni: pare che quella sera, nell’appartamento di via Colombo, fossero presenti anche i suoi coinquilini, ma che non si trovassero nella stessa stanza.
Qualche particolare, nelle dichiarazioni, non combacerebbe, oppure tutti ricordano male.
L’ipotesi che tutti e tre gli inquilini si trovassero nell’appartamento quella sera non ha trovato conferma ufficiale. Anzi, era stato escluso, in precedenza, che i due commilitoni, completamente estranei ai fatti, potessero aver fornito testimonianze utili alle indagini.
Già a giugno i carabinieri avevano bussato per la prima volta al condominio di via Colombo, assumendo le prime informazioni dai vicini sugli occupanti dell’appartamento: lì aveva vissuto, fino alla primavera dell’anno scorso, anche Trifone.
L’edificio, peraltro, si trova a circa dieci minuti di distanza a piedi dal palasport e a circa cinque minuti dall’ingresso principale del parco di San Valentino.
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