Quindici perquisizioni e quattro indagati Indagine sui concorsi per capotreno

Polizia negli uffici della Fuc (Ferrovie Udine Cividale) e a casa di funzionari della società e di partecipanti alle selezioni



Concorso per un posto di capotreno, ma col trucco. Questa l’ipotesi investigativa che, giovedì mattina, ha fatto scattare una quindicina di perquisizioni sia nella sede di via Peschiera della Fuc (Ferrovie Udine-Cividale, la storica linea che da oltre 130 anni collega il capoluogo friulano con la cittadina ducale), sia nelle abitazioni delle persone che hanno avuto un ruolo nella procedura di selezione, «tra funzionari della società ferroviaria e partecipanti o vincitori del concorso stesso», come si legge nel comunicato diffuso ieri dalla Questura. Sono stati ispezionati – si precisa nelle medesima nota – anche uffici sindacali.

GLI INDAGATI

Al momento sono quattro gli indagati per l’ipotesi di abuso d’ufficio in concorso, reato che presuppone la presenza di «un pubblico ufficiale (o incaricato di pubblico servizio) che, nello svolgimento delle funzioni, in violazione di leggi o regolamenti (...) intenzionalmente procura a sé o ad altri un ingiusto vantaggio patrimoniale ovvero arreca ad altri un danno ingiusto», come prevede l’articolo 323 del Codice penale. Ed è ancora al vaglio della Procura della Repubblica – coordina l’inchiesta il procuratore aggiunto Claudia Danelon – la posizione di ulteriori cinque persone.

LE IPOTESI DELL’ACCUSA

Nel caso in questione – fa sapere ancora la polizia – l’ipotesi investigativa è che «alcuni partecipanti a un concorso per capotreno bandito nel 2018 da Fuc abbiano avuto, preventivamente, la disponibilità delle tracce d’esame». E anche un secondo concorso sarebbe sotto la lente degli inquirenti. Ma come si è arrivati a prospettare questo possibile scenario? Stando a quanto è emerso finora, qualcuno aveva notato presunte irregolarità, per esempio per quanto riguarda i tempi di consegna di alcune prove scritte proposte all’epoca. Si trattava di rispondere a complessi quesiti tecnici. E qualcuno, apparentemente non in possesso di specifiche conoscenze o esperienze nel settore ferroviario, ha consegnato il “compito” in un tempo decisamente ridotto quando invece, secondo le stime, anche un esperto in materia avrebbe dovuto impiegarci molto di più. Di qui, dunque, le prime perplessità che sono poi sfociate in una segnalazione giunta nelle mani degli investigatori. Verifiche e accertamenti sono scattati più di quattro mesi fa, lo scorso ottobre, e sono stati effettuati dagli agenti del Compartimento di polizia ferroviaria del Friuli Venezia Giulia, in particolare, dal personale della sezione di Udine guidata dal commissario Stefano Cadelli.

LE PERQUISIZIONI

Circa una quarantina di poliziotti, giovedì mattina, hanno preso parte alle perquisizioni. Alcune, come accennato, sono state eseguite a carico di persone non indagate. Sugli esiti di tali controlli – effettuati in collaborazione con la Squadra mobile e con la Polizia postale – gli investigatori mantengono il massimo riserbo, ma da quanto si è potuto capire, è stato acquisito materiale ritenuto utile. Comunque, «è stata sequestrata copiosa documentazione relativa ai concorsi del 2018, così come materiale informatico e caselle di posta elettronica».

LA FUC

Dal primo gennaio 2005 la linea è gestita da “Società ferrovie Udine – Cividale srl” a capitale interamente pubblico e di proprietà della Regione Friuli Venezia Giulia. La storia della linea inizia il 24 giugno 1886 a seguito della firma della concessione del servizio da parte del Re Umberto I. Dopo alcuni anni venne realizzato anche il collegamento a scartamento ridotto da Cividale a Caporetto. Alla fine degli anni 50, venne dismessa la trazione a vapore ed iniziarono a circolare locomotive e automotrici diesel.

GLI AMMINISTRATORI

«Abbiamo preso atto del fatto che è in corso quest’indagine – ha spiegato ieri l’amministratore unico di Fuc, Gianpaolo Graberi, in carica dall’estate dello scorso anno –, ma al momento non ne sappiamo molto di più. Tra l’altro riguarda fatti un po’ datati, di un paio d’anni fa. Certo, siamo rimasti un po’ sorpresi: all’inizio pensavamo che si trattasse di qualche adempimento legato alla prevenzione del Coronavirus. In ogni caso – precisa – la società giovedì mattina ha garantito la massima collaborazione, mettendo a disposizione due persone che hanno fornito agli investigatori tutto ciò che è stato richiesto, in un clima del tutto sereno. Molti aspetti della vicenda in questa fase sono riservati, naturalmente. Comunque – ha concluso –, anche da parte nostra, avvieremo procedure interne per capire che cosa può essere successo». E non risulta interessato in alcun modo l’ex amministratore unico (in carica fino al luglio 2019 e nei quattro anni precedenti), Maurizio Ionico, come ha confermato lui stesso ieri al telefono. Pur preferendo non rilasciare alcuna dichiarazione, ha precisato di non aver ricevuto alcuna comunicazione dalle Autorità in merito alla vicenda in questione, «nemmeno una telefonata».

L’assessore regionale ai trasporti Graziano Pizzimenti al momento non commenta la vicenda. —



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