Raccolta di firme e vetrine spente: la protesta continua

UDINE. Uniti nella richiesta di «stoppare» il progetto e chiedere al Comune una pausa di riflessione. Uniti, probabilmente, come non mai.
La pedonalizzazione di Mercatovecchio – comunque vada a finire questo progetto – se non altro ha avuto il pregio di compattare una categoria troppo spesso divisa. Anche se qualcuno è ancora convinto che riaprire al traffico quella via rappresenti la vera soluzione al rilancio del cuore cittadino.
È il caso di Gianni Croatto che, martedì, durante l’incontro alla Camera di commercio, ha annunciato l’avvio di una raccolta di firme per chiedere all’amministrazione che la strada venga riaperta al transito dei veicoli.
«Un tentativo di un anno, un banco di prova per comprendere se sia effettivamente o meno la mancanza di circolazione delle auto a provocare la desertificazione del centro storico – sono state le parole di Gianni Croatto, commerciante della via e presidente degli Amici di Mercatovecchio –. Detto questo siamo pronti a mettere in campo altre azioni concrete, come spegnere le luci per protesta dopo le 19.30, abbassare le serrande ed estendere la richiesta di adesione alle nostre manifestazioni anche a dipendenti e cittadini».
D’accordo il collega Maurizio Anzil, da sempre contrario alla chiusura del centro e disposto a sposare anche l’iniziativa delle firme pur di «bloccare questa insana idea».
Più moderata invece la posizione di Patrizia Rizzi, titolare di «La Croisette» in via delle Mercerie, che si accontenterebbe della riapertura al traffico intanto delle vie Manin e Vittorio Veneto, oltre all’eliminazione della pista ciclabile di via Zanon.
Dino Bortolani, altro commerciante, non transige invece sul passaggio in via Mercatovecchio del bus, indispensabile perché «porta in centro molte persone, ma non si è ancora capito quali siano le intenzioni al proposito. Le piazze vuote sono brutte – afferma –: l’amministrazione dovrebbe tener conto anche di altre idee ed essere più collaborativa».
Detto questo i commercianti, seppur qualcuno non veda ancora di buon occhio la chiusura al traffico del cuore cittadino, sono tutti uniti contro la nuova pavimentazione.
Il problema è, ancora una volta, il fatto di vedere il centro città desolato e abbandonato.
Con attività che chiudono e imprenditori che non ci credono più, come sottolinea Antonio Falcone del negozio Olimpionico: «Dispiace vedere saracinesche che si abbassano e il sindaco dovrebbe avere maggiore sensibilità nei confronti del tessuto commerciale che rischia di perdere smalto, mentre la categoria impegnarsi in azione più concrete prendendo posizione anche in merito al risarcimento dei danni».
Paola di Plotti, libera professionista, sprona i commercianti a una maggiore coesione e anche a una condivisione di pensieri e intenti, mentre troppo spesso si rischia di discutere e poi ognuno tira dritto per la propria strada.
Qualcuno propone di «assoldare» un esperto di marketing per il rilancio del centro storico, come Gianni Lerussi, titolare del negozio di abbigliamento in piazza San Giacomo: «Ci servirebbe una ricerca che metta in luce le priorità del nostro centro», mentre Gianni Arteni ribadisce la necessità di differenziarsi dai grandi centri di distribuzione.
«L’idea è quella di un centro storico accogliente e sicuro che non deve mettersi in competizione con i negozi della Pontebbana – riflette l’imprenditore –. Il problema non sono i lavori, è la nostra attività commerciale portata avanti come cent’anni fa. Se oggi i clienti non vengono in centro – prosegue Arteni – è chiaro che siamo noi a non essere più interessanti, indipendentemente dalla tipologia di pietra che sceglieranno per la pavimentazione di via Mercatovecchio».
Lunedì prossimo, tocca all’amministrazione comunale mostrare le “nuove” carte del progetto.
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